Banche, l´Antitrust boccia le carte prepagate
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fonte:
- la Repubblica
ROMA – Piacciono, ma costano troppo; quindi, per il bene della concorrenza, bisogna inventarsi un´alternativa. Quale? Quella che passa attraverso l´oggetto più amato dagli italiani: il telefonino. Si parla di carte prepagate: lo strumento comincia a farsi strada nella testa e nel portafoglio dei consumatori, in genere piuttosto restii ad abbandonare il contante. Da qualche anno a questa parte però, un po´ per la comodità dello strumento, un po´ per la maggiore necessità di controllare le spese, il pagamento elettronico con «prepagata» sta prendendo velocemente piede (i tassi medi di crescita sono di oltre il 70 per cento l´anno). Banche e poste si sono lanciate sul business e l´offerta oggi è alta e varia: fra «ricaricabili» e «usa e getta» alla fine del 2007 c´erano in giro quasi sei milioni di tesserine. Ma c´è un problema, avverte l´Antitrust dopo aver concluso una indagine conoscitiva in materia: il costo del servizio è ancora troppo alto. La sola commissione di ricarica, per esempio, può costare anche 5 euro e alla fine dell´anno il consumatore – fra commissioni varie – può spenderne fino a 117 euro. Considerato il potenziale di sviluppo dello strumento e gli inviti da più parte fatti sulla necessità di abbandonare il contante (anche a scopo di controllo anti evasione), il Garante della concorrenza ritiene che sia ora di «allargare» il mercato. Come? La strada, afferma, è già pronta: basta far sì che anche gli operatori telefonici, con i loro 80 milioni di carte già vendute all´anno, possano offrire tale servizio. Tanto più che dal 2007, grazie alla riforma Bersani, le prepagate telefoniche hanno dovuto eliminare i costi di ricarica e garantire la piena rimborsabilità del credito. Le «tesserine» ora usate solo per il cellulare – suggerisce l´Antitrust – potrebbero coprire altre piccole spese: dal supermercato, al biglietto del treno, all´abbonamento autobus. Anche la strada normativa per arrivare all´obiettivo è già avvita: dal primo novembre di quest´anno dovrebbe entrare in vigore la cosiddetta «Psd» (payment service directive) direttiva che consentirebbe l´ingresso di nuovi operatori nel sistema dei pagamenti. L´idea di allargare alla telefonia il mercato delle prepagate piace molto alle associazioni di consumatori: Adusbef e Federconsumatori ritengono che con un intervento del genere il costo della ricarica medio potrebbe scendere fino ad 1 euro, se non a 50 centesimi. Pure per Codacons la battaglia è giusta, ma allo stesso tempo, precisa, bisogna anche eliminare le commissioni sui prelievi. Probabilmente la soluzione indicata dall´Antiturst piacerà un po´ meno a banche e Poste (che da sola, con la Postpay lanciata nel 2003, detiene il 60% del mercato), ma va detto che il settore – grazie soprattutto allo sviluppo di Internet – è destinato a crescite vertiginose. L´Italia, infatti, se messa al confronto con gli Usa e gli altri paesi europei, resta un «mercato giovane» (la prima prepagata è stata emessa nel 2001 dalla Popolare di Lodi) che deve fare ancora molta strada. Una maggiore concorrenza nel settore – con conseguente riduzione dei costi – secondo il Garante potrebbe aiutare l´Italia a «recuperare il gap con gli altri paesi nella diffusione della moneta elettronica». «A fronte di una media dell´area euro di circa 55 operazioni procapite effettuate con carte di pagamento e di 154 effettuate negli Stati Uniti, in Italia – si legge nel rapporto – si registrano solo 21 operazioni». Tagliare i costi aiuterebbe il processo.
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