14 Settembre 2011

Avvocato pordenonese lungo la Transiberiana costruita dai friulani

Avvocato pordenonese lungo la Transiberiana costruita dai friulani
 

Cartoline dalla Transiberiana dell’ avvocato Vitto Claut che ha attraversato 10 mila chilometri sulla mitica tratta Mosca-Vladivostock. La ferrovia che è stata costruita per un lungo segmento da emigrati friulani e ha il valore aggiunto della memoria local, in viaggio. «L’ ultima tappa – ha detto al rientro il legale che è presidente regionale del Codacons – si trovava a 100 chilometri dal confine nord-coreano e 400 metri dal cinese». Sotto la toga, l’ avvocato ha la stoffa del "tour operator". In Transiberiana è salito da solo, per realizzare un sogno. «Un mese sulle rotaie, in dieci tappe e due chili di spaghetti in valigia – è nel diario di bordo sui vagoni storici della Transiberiana -. Per non perdere il piacere dei sapori di casa». Potrebbe scrivere un libro per Pordenonelegge, sulle rotte dell’ avventura in latitudini lontane: ha fatto sei volte il giro del mondo. «Appassionato viaggiatore poliglotta». Tre parole per raccontarsi nel tempo libero, che dedica ai viaggi. La curiosità: ha il patentino internazionale di accompagnatore turistico e l’ abilitazione di direttore tecnico d’ agenzia. «Quando andrò in pensione – ha anticipato – mi dedicherò al turismo. Sto studiando l’ arabo e parlo inglese, tedesco, spagnolo, portoghese, russo e francese. La Russia è una passione culturale, geografica, storica e la Trensiberiana era un sogno da realizzare». Viaggio in trenta giorni, con la valigia e il bagaglio a mano. «Non c’ erano italiani – ha raccontato – e la soluzione migliore che consiglio, per il lungo viaggio, è la platz-card, cioè il vagone aperto con vari letti. Tra le mete di tappa in tappa, consiglio Chita, centro buddista nel cuore della Russia». Nella 24 ore ha passaporto e carte di credito incorporate. Prossima meta? «L’ Africa, in Benin – l’ avvocato ha adottato a distanza 220 bambini disabili in Congo e ha contribuito alla redazione della Carta dei diritti del fanciullo negli anni Ottanta -. Perché il Continente nero ha bisogno di tutto».  ©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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