3 Aprile 2019

Auto blu, censimento flop. Di Maio: darle alla polizia

di Francesco Bisozzi Che fine ha fatto l’ annuale censimento delle auto blu a cura del Dipartimento della funzione pubblica? Mentre prosegue spedita la polemica sui bolidi di Stato, innescata dall’ articolo con cui Il Messaggero ha fatto luce sui due bandi della Consip destinati all’ acquisto di 380 vetture blindate e al noleggio a lungo termine di 7.900 auto di servizio, per una spesa complessiva che rasenta i 170 milioni di euro, il monitoraggio delle auto blu al contrario procede a rilento. Il vicepremier Luigi Di Maio è tornato sull’ argomento per tentare di placare le vivaci proteste delle forze dell’ ordine, a cui uno dei due bandi destina appena 1.500 autoveicoli: «Chiederò al premier Giuseppe Conte di ridurre al massimo le auto blu per i politici e di dare le restanti alla polizia». Nel frattempo, però, continuano a latitare i risultati dell’ indagine in mano al Dipartimento della funzione pubblica, tramite cui ogni anno viene scattata una fotografia dei costosissimi garage dello Stato: il rapporto finale sulle auto blu sarebbe dovuto essere già pronto. PROROGA A febbraio il governo ha concesso una proroga. Risultato? Il censimento viaggia con qualche settimana di ritardo rispetto al passato: lo scorso anno il Dipartimento della funzione pubblica aveva presentato il rapporto già alla metà di marzo. Segno, anche questo, che la riduzione delle auto di Stato non è stata finora una delle priorità di questo esecutivo. Il Dipartimento della funzione pubblica risponde direttamente alla presidenza del Consiglio ed effettua l’ indagine in tandem con Formez, il centro servizi per l’ ammodernamento della Pa. Le modalità del censimento, che quest’ anno giungerà alla quarta edizione, sono quelle stabilite dal decreto del 25 settembre del 2014: era l’ epoca in cui le auto blu venivano messe in vendita su eBay dall’ allora premier Matteo Renzi, con risultati discutibili. Ai fini del monitoraggio, il provvedimento impone alle amministrazioni pubbliche, inclusi comuni, regioni e autorità indipendenti, di comunicare tramite il canale apposito il numero delle auto in loro possesso e le loro specificità. Questa volta, però, qualcosa è andato storto. Le amministrazioni avrebbero dovuto effettuare la comunicazione dei dati delle autovetture in servizio al 31 dicembre del 2018 entro il 22 febbraio di quest’ anno, ma dal momento che molti enti locali fanno resistenza il Dipartimento della funzione pubblica ha prorogato al primo marzo il termine entro il quale inviare le informazioni richieste. Nel 2018 rispose all’ appello il 68 per cento delle amministrazioni interessate e anche quest’ anno la percentuale di adesione al censimento dovrebbe aggirarsi sugli stessi livelli, piuttosto modesti. Il boomerang delle auto blu: così naufraga la competenza SANZIONI LIGHT Complici le sanzioni light previste per chi si tira indietro. Il mancato adempimento dell’ obbligo di comunicazione comporta una piccola penalità: viene posto per un anno un limite alla spesa che gli enti dissidenti possono dedicare all’ acquisto, al noleggio e alla manutenzione delle autovetture. Nel giro di pochi anni il numero delle auto blu è stato dimezzato. Lo scorso anno le vetture censite dal Dipartimento della funzione pubblica erano 29.195 (di cui circa tremila auto blu vere e proprie). Ma quelle attualmente in circolazione sarebbero molte di più: ben 3.280 amministrazioni non collaborano, perciò sono molti i garage dorati che sfuggono ai controlli. Il grosso delle auto blu oggi si concentra nei parcheggi dei Comuni, con 14.270 vetture complessive (di cui 900 auto blu) stando agli ultimi dati disponibili. Nei cortili dei ministeri ci sono 162 auto di Stato (178 se si tiene conto anche di quelle della presidenza del Consiglio) e 61 auto blu con autista. Il Codacons ha chiesto alla Corte dei Conti d’ indagare. I poliziotti sono indignati e il segretario generale del Siulp, Felice Romano, denuncia: «Per dare più incisività al controllo del territorio il governo si era impegnato a stanziare fondi al fine di attribuire un’ indennità specifica agli operatori delle forze dell’ ordine. Poi però ci è stato detto che non ci sono soldi a sufficienza. Eppure per queste auto vengono spesi 168 milioni di euro». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
francesco bisozzi

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