Aumenti salariali ai minimi da 12 anni Crolla ai livelli ’95 il potere d’ acquisto
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fonte:
- L`Eco di Bergamo
istat: le retribuzioni sono aumentate solo dell’ 1,8% nel 2011, ben al di sotto dell’ inflazione oltre quattro milioni di lavoratori, soprattutto dipendenti, ancora in attesa del nuovo contratto.
ROMA Frenano i salari, crescono i prezzi, e l’ Italia sembra essere tornata a metà degli anni ’90, agli albori della seconda repubblica, quando l’ euro non era ancora moneta e si spendevano le lire. La crescita dei salari ? rivela infatti l’ Istat ? ha toccato i livelli più bassi da dodici anni e il divario con il costo della vita si è allargato sempre di più, portando il Paese indietro di ben sedici anni. Aumemti minimi I numeri registrati dall’ Istat parlano chiaro: le retribuzioni contrattuali orarie a dicembre salgono appena dell’ 1,4% su base annua e restano ferme rispetto a novembre: per trovare un dato peggiore bisogna tornare al marzo del 1999. E intanto i prezzi si mantengono su livelli alti (più 3,3%). Ecco che la forbice tra stipendi e prezzi si allarga fino a raggiungere la distanza maggiore dall’ agosto del 1995. Non è solo dicembre a riservare «brutti» numeri: se si guarda a tutto il 2011 il risultato non cambia, con i record che coincidono perfettamente. I salari salgono solo dell’ 1,8%, come non accadeva dal ’99 e lo «spread» con l’ inflazione è ai massimi dal ’95. E le aspettative per l’ anno appena iniziato non sono incoraggianti, con la fiducia dei consumatori che a gennaio rimane ai minimi dal 1996. La conseguenza diretta del deterioramento dei guadagni e del rincaro del costo della vita è la perdita del potere d’ acquisto, ed è proprio per questa strada che avanza la povertà. La crisi dei redditi D’ altra parte non è solamente l’ Istituto di statistica a certificare uno stato di sofferenza nei bilanci delle famiglie italiane: appena l’ altroieri la Banca d’ Italia aveva stimato un rilevante calo dei redditi. La crisi ha portato a un raffreddamento dell’ attività contrattuale che ha impedito molti rinnovi, congelando le buste paga in un momento in cui l’ inflazione ha ripreso a galoppare, spinta dal rincaro del prodotti energetici, sui cui ha pesato anche il rialzo delle accise per i carburanti, e dall’ incremento dell’ Iva. Con riferimento a dati aggiornati a dicembre (resta incluso l’ accordo per i bancari), l’ Istat registra 4,1 milioni di lavoratori con il contratto scaduto, di cui ben 3 milioni sono dipendenti statali, toccati dal blocco del rinnovo. E chi continua a lavorare con un vecchio accordo, per vederselo aggiornare deve in media aspettare oltre due anni. Dai consumatori arrivano commenti preoccupati: secondo l’ Osservatorio di Federconsumatori per una famiglia media monoreddito che percepisce 1.500 euro al mese il calo del potere di acquisto è pari a 342 euro l’ anno. Sulla stessa linea il Codacons, che lamenta come «i salari non siano stati salvaguardati dai rincari». Ai dati dell’ Istat reagiscono anche i sindacati, con il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che per far ripartire le buste paga propone «un patto sociale per la crescita, il lavoro e l’ equità». In allarme anche l’ Ugl: per il segretario generale Giovanni Centrella «L’ Italia senza ceto medio non ce la può fare». Intanto sindacati e associazioni delle imprese cercano punti di contatto per tornare più forti al tavolo del confronto con il governo sulla riforma del mercato del Lavoro. Il rischio che il ministro Elsa Fornero spinga per soluzioni che potrebbe scontentare tutti ? viene fatto trapelare dalle parti sociali ? costringe a limare le diverse posizioni per trovare linee comuni. Obiettivo che appare vicino su ammortizzatori sociali e flessibilità in entrata, mentre le distanze restano incolmabili quando ci si avvicina al terreno minato dell’ articolo 18 per affrontare il tema della flessibilità in uscita. Per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, è «auspicabile che nei prossimi giorni si possa definire una sorta di avviso comune tra sindacati ed imprese prima di un nuovo incontro con il governo». Una strada per porre nuove basi di confronto dopo il primo incontro a Palazzo Chigi che «non è stato un buon inizio per il negoziato», conclude, un po’ preoccupato, il numero uno della Cisl.
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