20 Settembre 2011

“Aumenti? Giù le mani dal caffè”

Il Codacons lancia l’ allarme: con l’ Iva al 21%, annuncia l’ aumento dei prezzi nel 35% dei negozi, e i commercianti rispondono arrabbiati. A partire dal presidente provinciale di Ascom, Fernando Zilio, che parla di ben altri incrementi: «Se anche volessero, i commercianti non potrebbero aumentare i prezzi. Con i consumi in netto calo, infatti, ben difficilmente qualcuno si azzarderà ad aumentare qualcosa che la gente fa già fatica a comprare. Ad essere già aumentate sono piuttosto le bollette e i pedaggi autostradali, con arrotondamenti a dir poco scandalosi. Tanto per citare, la tratta Padova – Monselice della A13, è passata da 1 euro ad 1,10 euro con un "arrotondamento" di ben 9 centesimi rispetto al giustificato aumento di un centesimo susseguente all’ introduzione della nuova aliquota Iva». Per i commercianti, almeno in questa fase, ci sarà dunque un assorbimento dell’ Iva. «Magari il problema potrà sussistere nelle prossime settimane – continua il presidente dell’ Ascom – quando le nuove forniture di merci saranno gravate dalla nuova Iva. La nostra speranza è che la produzione non voglia approfittare dell’ aumento dell’ imposta per ritoccare i propri listini. Ma anche in quel caso, e nonostante il "ladro" sia sempre e solo il commerciante, sulla nostra categoria credo peseranno pochissime responsabilità». Posizione condivisa da Nicola Rossi, presidente provinciale di Confesercenti: «Con i tempi che corrono, con i consumi al palo, e le vendite al dettaglio che crollano quasi ogni giorno, i negozianti hanno problemi ben diversi di quello di alzare i prezzi dell’ 1% o di cogliere la scusa dell’ Iva per aumentare gli altri prodotti. Il vero dramma è che i primi a rimetterci con l’ incremento dell’ Iva sono i commercianti stessi». Secondo l’ ufficio studi dell’ associazione, la rete commerciale padovana ci rimetterà 23milioni di euro in un anno, tra minori consumi e minori ricavi dei commercianti, mentre altri 24 milioni verranno spesi in più dai padovani per pagare l’ incremento dell’ Iva su trasporti, carburanti, tempo libero ed altri servizi. «Del resto – continua Rossi – con una rete commerciale che lascia l’ 84% delle vendite al dettaglio di alimentari alla grande distribuzione e solo il 16% al dettaglio tradizionale, continuare ad accusarci di essere gli artefici dell’ inflazione mi sembra veramente una barzelletta».

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