15 Ottobre 2002

È aumentato tutto

Prezzi alle stelle, siamo la città più cara d`Italia

Nel solo mese di settembre, secondo i dati Istat,
l`incremento tendenziale è stato del 3,2 per cento

È aumentato tutto: le rette scolastiche, l`abbigliamento e i prodotti alimentari

CAGLIARI. Nuovo aumento dell`inflazione nel mese di settembre. L`indice dei prezzi al consumo ha fatto segnare, infatti, un incremento dello 0,2% e tendenziale del 2,6%. Rispetto ad agosto, secondo l`Istat, la variazione del tasso di inflazione è stata dello 0,2%.
Ma il dato senza dubbio più eclatante è che, nell`ambito delle venti città capoluogo di regione, gli incrementi tendenziali più elevati sono stati registrati a Cagliari (+3,2%). Seguita da Venezia, Trieste, Bari (+3,1%) e Napoli (+3%). Gli aumenti più moderati, invece, si sono avuti a Campobasso (+1,3%), Potenza (+1,8%), Reggio Calabria (+1,9%) e Firenze (+2%).
Gli aumenti congiunturali più rilevanti si sono verificati per i capitoli istruzione (intesa come rette e tasse scolastiche +1,6%), abbigliamento e calzature (+0,6%), prodotti alimentari-bevande analcoliche e abitazione-acqua-elettricità-combustibili (+0,3%).
Nulla la variazione congiunturale per ciò che riguarda le comunicazioni, mentre in discesa l`andamento dei prezzi dei trasporti (-0,5%, con prezzi di biglietti aerei e navali in calo).
In termini tendenziali invece gli aumenti più rilevanti sono stati registrati nei capitoli alberghi, ristoranti e pubblici esercizi (+4,8%), istruzione e altri beni e servizi (+3,3% per entrambi), ricreazione, spettacoli e cultura (+3,2%). In ribasso, sempre rispetto a settembre 2001, i prezzi per ciò che riguarda le comunicazioni (-0,9%).
Nello stesso periodo il nuovo indice europeo dei prezzi al consumo armonizzato ha presentato una variazione di +0,6% rispetto al mese di agosto.
I motivi di questa escalation dei prezzi? Difficile individuarli. Anche se per molti la colpa è esclusivamente di chi specula sull`euro.
L`unica cosa certa, per il momento, è che in città il 2002 è cominciato con una raffica di aumenti. A lamentarsi sono un po` tutti. Coloro che fanno shopping e quelli che quotidianamente fanno la spesa. Sotto accusa sono finiti: negozi, grandi magazzini, centri commerciali, botteghe di quartiere e persino il mercato all`ingrosso.
Nei primi mesi dell`anno a far clamore furono le impennate dei prezzi della carne, dei pesci e dei prodotti ortofrutticoli. E per quanto riguarda gennaio l`Istat parlò di un aumento dei prezzi dello 0.5 per cento rispetto al dicembre 2001 e del 2.4% rispetto allo stesse mese ma dell`anno precedente. In particolare i prodotti alimentari e le bevande analcoliche registrarono aumenti dell`1.1 (rispetto al mese precedente e del 4.9 rispetto al mese dell`anno precedente. Le bevande alcoliche e i tabacchi -0.4 (+ 3.3), abbigliamento e calzature 0.1 (2.9), mobili, articoli e servizi per la casa 0.1 (1.9), servizi sanitari e spese per la salute 1.4 (2.0), ricreazione, spettacoli e cultura 1.1 (2.8), istruzione 0.2 (3.0), alberghi, ristoranti e pubblici esercizi 1.4 (4.7), altri beni e servizi 0.2 (2.4).
Con la conseguenza che da gennaio a oggi gli aumenti dei prezzi al consumo, determinati da `arrotondamenti` sospetti dell`euro, vengono continuamente segnalati agli uffici della prefettura da numerosi cittadini. Non a caso l`analisi dei prezzi in seguito all`introduzione della nuova moneta è stata demandata dal Comitato nazionale euro ai prefetti. Ai quali spetta un costante monitoraggio della situazione attraverso uno scambio informativo con i direttori della Banca d`Italia, delle Poste e delle banche.
Dal canto loro le stesse associazioni dei consumatori Codacons, Adusbef, Adoc e Federconsumatori continuano a segnalare fenomeni negativi legati all`introduzione dell`euro. «L`entrata dell`euro – sostengono – ha fornito un valido alibi alla stragrande maggioranza dei commercianti che hanno così potuto modificare i propri listini al rialzo, arrotondando prezzi di beni e servizi per eccesso».
Anche secondo l`Adoc euro equivale a prezzi più cari.
Più cauta la posizione di Romano Satolli, responsabile dell`Unione consumatori. Il quale pur ammettendo che l`euro è il grande responsabile di questa situazione sostiene che «Cagliari è sicuramente una città cara. Ma non più di altre. Credo piuttosto che i dati Istat non siano del tutto affidabili in quanto vengono elaborati tramite il rilevamento di alcuni prodotti soltanto. Diventa perciò più che mai fondamentale l`attivazione di un Osservatorio dei prezzi cittadino».

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