Aumentano le tasse giù consumi e redditi
-
fonte:
- L`Unità
La speranza generale è che più in basso di così non si possa andare. Perchè il 2012, secondo i dati concordi diffusi da Istat e Confcommercio, è stato l’ anno peggiore per i consumi dal secondo dopoguerra, ed un 2013 che mantenesse la stessa tendenza negativa sarebbe difficilmente sopportabile da parte delle famiglie italiane e di tutto il sistema economico nazionale. L’ associazione dei commercianti, infatti, ha rilevato a novembre un ulteriore calo del 2,9% rispetto al 2011, definendo quello appena concluso come «l’ anno con la più elevata riduzione registrata dall’ inizio delle serie storiche». Sugli stessi toni l’ istituto di statistica, che nel terzo trimestre del 2012 ha registrato un crollo del potere di acquisto delle famiglie del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2011. In questo modo, nei primi nove mesi del 2012 la flessione del potere d’ acquisto si è assestata al 4,1%. E non a caso, mentre le possibilità di spesa degli italiani peggiorano, lo stato dei conti pubblici migliora. Grazie soprattutto all’ Imu, che nei primi nove mesi dello scorso anno ha trainato l’ andamento positivo delle entrate tributarie, la cui incidenza sul Pil è passata al 44,8% dal 43,2% del corrispondente periodo del 2011. La pressione fiscale è aumentata significativamente anche nel terzo trimestre, salita al 45,7% dal precedente 43,5%. Così si è ridotto il deficit pubblico: dal gennaio al settembre 2012 si è registrato un rapporto tra indebitamento netto e Pil pari al 3,7%, in miglioramento di mezzo punto rispetto al corrispondente periodo del 2011. In particolare, tra luglio e settembre l’ indebi tamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari all’ 1,8%, inferiore di 0,7 punti rispetto a quello del corrispondente trimestre del 2011. E il saldo primario, l’ indebitamento al netto degli interessi passivi, è risultato positivo e pari a 11.548 milioni di euro. Ancora: le uscite totali sono aumentate dell’ 1,5% e la loro incidenza rispetto al Pil è passata al 47,5% dal 46,1% dello stesso trimestre dell’ anno precedente. Anche così si spiega la terribile stagione dei consumi che stanno vivendo le famiglie italiane già stremate, nelle tasche come nella fiducia, da cinque anni ininterrotti di crisi economica. Secondo l’ Istat, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è diminuito nel terzo trimestre 2012 dell’ 1,9% al confronto con il medesimo periodo del 2011. E la spesa delle famiglie per consumi finali è scesa di conseguenza del 2,2% nell’ arco di un anno. Per l’ associazione dei consumatori Codacons, questa perdita di capacità di spesa, se sarà confermata su base annua, sarà equivalente a una tassa invisibile a carico delle famiglie, che nell’ anno trascorso ha pesato per 1.433 euro su una famiglia di tre persone, e addirittura per 1.578 euro su un nucleo composto da quattro persone. Mentre secondo Federconsumatori e Adusbef, il 2012 si è chiuso con una contrazione della spesa di 33,4 miliardi di euro, pari a 1.391 euro a famiglia. Una situazione fotografata dall’ analisi di Confcommercio, il cui indicatore dei consumi ha registrato a novembre scorso una diminuzione del 2,9% in termini tendenziali, che riflette una flessione del 3,6% della domanda relativa ai servizi e del 2,7% della spesa per i beni. «Il permanere di dinamiche congiunturali negative, anche nei mesi finali dell’ anno, continua a segnalare come la crisi sia ancora ben presente all’ interno del sistema economico. Difficilmente – spiega l’ associazione – la nostra economia, ed i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare nel breve periodo segnali di un significativo miglioramento». Insomma, la ripresa è ancora lontana da venire. Il clima di fiducia degli italiani, del resto, non lascia presagire miglioramenti, ma conferma il permanere di elementi di difficoltà e, nonostante un moderato recupero a dicembre, «non impedisce alle famiglie stesse di continuare a percepire un peggioramento della propria condizione economica, elemento che ne frena le capacità di spesa». La causa ultima, come prevedibile, è legata «all’ accentuarsi delle difficoltà del mercato del lavoro», che a novembre ha visto per gli occupati una riduzione di 42mila unità rispetto ad ottobre, con una perdita di 192mila posti di lavoro da giugno. Il numero di persone in cerca di occupazione è sceso di 2mila unità rispetto ad ottobre, ed è aumentato di 507mila unità nei confronti dello stesso mese del 2011. A dicembre sono inoltre state autorizzate il 15,3% di ore di cassa integrazione in più rispetto all’ analogo mese dell’ anno precedente. Ed il 2013 potrebbe non essere molto diverso. Altrettanto vale per il cosiddetto «sentiment» delle imprese, che riflette in misura più marcata le reali condizioni del mercato, e che a dicembre si è attestato sui livelli minimi degli ultimi anni. Stando alle stime di Confindustria, a novembre la produzione industriale ha registrato una diminuzione dello 0,6% su ottobre e gli ordinativi si collocano ai minimi degli ultimi mesi, con un deterioramento significativo di quelli provenienti dall’ interno.
-
Sezioni:
- Rassegna Stampa
-
Aree Tematiche:
- ECONOMIA & FINANZA