Astensione boom. Roma tocca il fondo
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fonte:
- L`Unità
Il calo dell’ affluenza alle urne è andato oltre le pessimistiche previsioni che pure erano state avanzate nei giorni scorsi. Anche un po’ per scaramanzia. E invece alle 22, secondo le rilevazioni pervenute al Viminale, è stata registrata un’ affluenza pari al 44,64 per cento, in evidente flessione rispetto al 60 per cento della votazione precedente. A Roma c’ è stato un vero e proprio crollo. Quasi il 20 per cento in meno rispetto alle amministrative del 2008. La larga offerta di candidati e liste non è bastata per far crescere nei romani il desiderio di manifestare la propria scelta. La lettura di questa forte astensione, che appare difficile possa essere recuperata se non in parte nella giornata di oggi, riporta alle difficoltà con cui la politica ha dovuto fare i conti in questi mesi e che si erano già evidenziate nei risultati delle elezioni per il Parlamento nazionale. Nella rilevazione conclusiva della giornata i romani che si sono recati alle urne sono stati il 37,69 per cento contro il 57,20 della scorsa tornata elettorale. Il presidente della Repubblica, come di consueto, aveva votato nella tarda mattinata nel seggio di via Panisperna. Nelle rispettive zone di residenza avevano votato i candidati a sindaco che più possono aspirare al ballottaggio: Marino, l’ aspirante sindaco del Pd che al seggio ci è arrivato in bicicletta, e, nonostante i primi dati si è detto fiducioso sull’ affluenza. Alemanno, il primo cittadino uscente che si è detto «più preoccupato per la partita tra Roma e Lazio», l’ appuntamento sportivo che si è andato a incrociare con quello elettorale, Alfio Marchini, l’ imprenditore che è sceso in politica per fare «un’ esperienza bellissima. Rifarei in assoluto tutto quello che ho fatto» e ha stretto la mano agli scrutatori riservando il baciamano alle signore impegnate nel seggio. E poi Marcello De Vito, il candidato 5 Stelle ancora ieri «sicuro di andare al ballottaggio». Il candidato di sinistra Sandro Medici ha scelto, a differenza degli altri competitori, di votare nel pomeriggio. La lunga giornata di voto non ha con sentito il recupero sul numero dei votanti che si era manifestato in calo fin dall’ inizio della giornata. E così è stato in tutto il Lazio che è la regione dove si concentrano il maggior numero di cittadini, quasi due milioni e mezzo rispetto ai sette milioni complessivi in tutto il Paese, chiamati a rinnovare le giunte di 42 comuni. A Frosinone affluenza ferma al 41,86 rispetto al 47,44 delle ultime elezioni. A Latina 37,88 di votanti contro il 42,8. A Rieti quasi 10 punti percentuali in meno: 39,52 per cento contro il 49,3. Infine Viterbo dove ha votato soltanto il 36,8 rispetto al 52,01 dell’ altra volta. Il calo di votanti è generalizzato in tutta Italia. Ma al Nord il dato è alto, attorno al 17 di media con il picco della Regione Toscana oltre i ventuno punti di distacco. Se più volte si è data la colpa al bel tempo per il mancato appuntamento al seggio questa volta il freddo inusuale sembra aver pesato ancora di più. Ma è ovvio che non si può ricondurre tutto alle questioni atmosferiche. E, a urne chiuse e a risultati acquisiti, bisognerà riflettere bene sul numero di italiani che hanno scelto di restarsene a casa. Almeno fino a ieri sera. In Lombardia ha votato alle 22 il 44,91 contro il 67,45 per cento degli aventi diritto delle precedenti elezioni. Tra i 95 Comuni coinvoltici sono tre capoluoghi: Brescia, Sondrio e Lodi. Quarantasette i Comuni al voto in Veneto dove l’ affluenza è stata di oltre il 18 per cento in meno rispetto alle precedenti amministrative. A Treviso e Vicenza le sfide più attese, con una forte probabilità di ballottaggio. Il Piemonte è la regione in cui si è votato di più pur dovendo registrare anche qui il calo ma in termini minori che in altre parti d’ Italia. Nessun capoluogo, sedici sui 564 Comuni chiamati al voto, ha mostrato maggiore affezione. Al Nord come al Sud, da Sondrio a Vicenza da Barletta ad Avellino, da Iglesias a Isernia. Il trend è costante. Il caso più curioso della giornata è stato registrato nella Capitale. Da un seggio elettorale del quartiere Parati è scomparsa una matita ed è stata avviata un’ indagine per recuperarla. Il Codacons ha denunciato che un gruppo di responsabili del seggio si sono recati a casa di alcuni elettori per verificare se qualcuno si fosse portato a casa il souvenir. «Una vera e propria follia» per Carlo Rienzi, presidente dell’ associazione. «In periodi di spending review ci si attacca anche a una matita ma riteniamo assolutamente ridicolo recarsi a casa degli elettori alla ricerca di un ladro che mai ammetterebbe le sue colpe beccandosi per giunta una denuncia».
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