10 Luglio 2011

Aruba raddoppia, gli utenti attaccano

ALL’ INIZIO ci fu il fuoco. Non il fuoco primordiale ma forse una fiammata ancora più famosa: il principio d’ incendio che alla fine di aprile mandò in tilt per ore il mondo Aruba. Una lingua di fuoco che dopo oltre due mesi, maledetta e dispettosa, è riemersa dale viscere della terra, per bruciare di nuovo la coda al milione e mezzo di siti che con il mondo dialogano proprio grazie al provider aretino. Fantasia? No, la precisazione nero su bianco dell’ azienda. «L’ interruzione dell’ alimentazione è stata causata da un guasto all’ impianto elettrico, conseguenza imprevedibile dell’ incendio del 29 dicembre». L’ aggettivo è di quelli che fanno saltare i nervi al popolo di internet: tutto quello che è imprevedibile fa paura, dalle novelle della nonna in Casentino fino al piccolo schermo del computer. Ma è comunque uno squarcio di umanità che almeno dà risposte certe. Si parla di un’ alimentazione ristabilita in 30 minuti «mentre il ripristino di alcuni servizi è stato completato nel corso del pomeriggio». Non ci sono le scuse ma c’ è di meglio: il «grazie ai clienti per la comprensione manifestata». Che però qua e là sta finendo. LE ASSOCIAZIONI dei consumatori sono sul piede di guerra. E dopo l’ Adoc ieri è stato il Codacons a disseppellire l’ ascia di guerra: parla di ricorsi a 104 procure e profila anche l’ ipotesi di class action. Anche se l’ azienda fa di necessità virtù e assicura che sta per aprire il paracadute. Intanto l’ annunciato raddoppio della web farm, la «casa dei server» insediata alla periferia di Arezzo. I LAVORI di raddoppio, conferma Aruba, sono in fase di completamento: erano partiti a inizio maggio, a fuoco ancora caldo, e ora sono quasi a dama. La nuova web farm sarà «arredata» e pronta a settembre. E intanto cambierà quello che l’ azienda chiama «schema di Business Continuity». In sostanza uno schema che consenta di parare nuovi, e magari imprevedibili, black-out. Come? Spostando i «sistemi di ridondanza» calla prima alla seconda webfarm. Di fronte ad un guasto, in pratica, ci sarà un sistema d’ emergenza pronto a subentrare, senza provocare impatti sui servizi erogati. Un paracadute, appunto. Uno schema che intanto dalle prossime settimane sarà applicato già ai sistemi che ospitano i servizi di posta elettronica e di hosting, sorta di prova generale per poi essere esteso a tutti gli altri. Aruba, insomma, rompe gli indugi. Sa bene che una fiammella può diventare un incendio. Un incendio di segnalazioni e proteste, che l’ altro ieri ha invaso i siti, scatenato i blog, mobilitato i social network come poche cose riescono a fare. Alla fine della giornata quel black-out è risultato una delle prime cinque notizie più discusse d’ Italia. Se l’ è battuta con la crisi della Borsa, con Murdoch, con la guerra di Libia e perfino con il calciomercato. Con Aruba stretta in pressing da tutte le parti. Ma in fondo anche orgogliosa di tante attenzioni: il gigante fa sempre notizia. Figuriamoci quando le lingue di fuoco salgono e scendono tra le pagine del calendario. Imprevedibili, perfino.

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