30 Agosto 2018

Arpac boccia Pisano otto volte su nove «Prescrizioni parzialmente applicate»

L’ AMBIENTE Giovanna Di Giorgio «Parzialmente applicata». L’ Arpac bolla così ben otto delle nove Bat la cui mancata applicazione aveva fatto scattare l’ ennesima diffida per le Fonderie Pisano da parte della Regione Campania. Le cosiddette Best Available Technology, ovvero le migliori tecnologie disponibili, non risultano dunque applicate se non in parte rispetto alle prescrizioni fornite all’ opificio di Fratte dagli stessi tecnici dell’ Agenzia regionale per la protezione ambientale in seguito alle visite ispettive svolte nella fabbrica nel corso del 2017. Adesso toccherà alla Regione decidere sull’ immediato futuro dello stabilimento di via dei Greci. La relazione dell’ Arpac consegnata alla Regione è solo un’ integrazione di un ben più articolato resoconto già fatto pervenire all’ unità Autorizzazioni ambientali e rifiuti di palazzo Santa Lucia. Che, tuttavia, voleva vederci ancora più chiaro, generando non poche proteste da parte degli attivisti del comitato Salute e vita, sfociate in un sit-in presso la sede del dipartimento dell’ Arpac di Salerno. Da qui l’ elaborazione da parte del dipartimento salernitano di una nuova relazione, una sorta di sintesi rispetto alla precedente, dalla quale emerge con più immediatezza lo stato dei fatti presso le Fonderie. Ebbene, stando allo schema proposto dal gruppo ispettivo che lo scorso 2 luglio si è recato in via dei Greci per verificare «gli interventi di adeguamento attuati in ordine alle difformità segnalate», solo una delle nove Bat finite nel mirino sarebbe ad oggi applicata, quella relativa all’ utilizzo di sistemi di chiusura e isolamento rispetto ai livello di emissione sonora.Tutte le altre, invece, risultano «parzialmente applicate». A iniziare da quelle relativa allo stoccaggio dei rottami ferrosi, alla raccolta del percolato e allo stoccaggio separato di vari tipi di residui e rifiuti per favorirne il corretto riutilizzo, riciclo o smaltimento. Non solo: quanto alla captazione e al trattamento delle emissioni prodotte nelle fasi di taglio dei dispositivi di colata, granigliatura e sbavatura dei getti, «persiste – si legge la presenza di vapori all’ interno dei luoghi di lavoro». Sebbene sia stata «osservata una minore presenza di polveri» all’ interno del locale, resta «la problematica inerente ai quantitativi di volumi di aria da trattare». Solo parzialmente applicata anche la Bat che riguarda la separazione delle diverse tipologie di acque reflue, così come quella riguardante la riduzione del rumore e la Bat che attiene all’ utilizzo della post combustione dei gas per i cubilotti e il recupero del calore per usi interni. Parzialmente applicate anche le migliori tecnologie per la questione che più di tutte aveva agitato gli attivisti del comitato Salute e vita, ovvero quelle relative alla prevenzione della formazione di diossina. Infine, riguardo all’ area formatura e alle Bat per la captazione delle emissioni di produzione, di movimentazione e stoccaggio delle anime prima della distribuzione, risulta che «i vapori derivanti dal processo produttivo persistono internamente all’ area di lavoro. Le principali problematiche riscontrate consistono nella modalità di captazione delle stesse» emissioni. Ora, sulla scorta delle relazioni dell’ Arpac, dovrà essere le Regione Campania a decidere sul da farsi. Gli uffici possono imporre un fermo amministrativo, effettuare una nuova diffida dando altro tempo per ottemperare alle prescrizioni o, in extremis, revocare l’ Aia. In ogni caso, il responso non dovrebbe tardare ad arrivare. Intanto nella cancelleria dell’ ufficio gip del tribunale di Salerno è stata depositata dalla procura la richiesta di rinvio a giudizio per gli amministratori delle Fonderie. Su questo il Codacons, nella persona del vicesegretario nazionale Enrico Marchetti esprime soddisfazione sperando in «un processo che speriamo faccia luce su tutta la vicenda e chiarisca una volta per tutte le responsabilità in relazione ai reati rubricati nella richiesta di rinvio a giudizio». © RIPRODUZIONE RISERVATA.
giovanna di giorgio

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