17 Febbraio 2021

Anziana con infarto non visitata per ore esposto in Procura dopo le polemiche

PISA.  Un  esposto  in  Procura  in  cui  si  ipotizza  il  reato  di  lesioni  colpose  per  la  vicenda  della  pensionata  che  ha  atteso  oltre  sei  ore  la  visita  di  un  medico  al  pronto  soccorso  salvo  poi  scoprire  nella  notte  che  il  malore  era  dovuto  un  infarto  in  corso.  Lo  annuncia  il  Codacons  riferendo  della  volontà  di  alcuni  parenti  della  74enne  – affetta  da  demenza  senile  non  in  grado  di  parlare  con  il  personale  una  volta  arrivata  Cisanello  – di  fare  chiarezza  affidandosi  alla  magistratura  su  quello  che  è  successo  il  31  gennaio  scorso.  Dopo  essersi  sentita  male  poco  dopo  le  15  arrivata  in  ospedale,  con  parenti  invitati  restare  casa  causa  del  Covid,  familiari  della  pensionata  hanno  ricevuto  la  diagnosi  di  infarto  in  serata.  Nonostante  tentativi  telefonici  di  parlare  con  il  personale,  figlia  marito  non  sono  riusciti  conoscere  le  condizioni  della  donna  nel  corso  del  pomeriggio  con  difficoltà  anche  la  sera.  «Alle  22.09  finalmente  veniamo  contattati  dalla  dottoressa  di  turno  al  pronto  soccorso  che  ci  dice  che  ha  iniziato  visitarla  – è  stato  il  racconto  del  marito  – e  vuole  sapere  da  noi  il  motivo  per  il  quale  sia  arrivata  in  ospedale.  Mia  moglie  non  può  parlare  per  ovvie  ragioni  già  certificate  non  è  in  grado  di  dirle  quali  sono  le  sue  condizioni  di  salute.  Per  aver  contestato  il  ritardo  della  visita  la  dottoressa  interrompe  la  telefonata  vengo  richiamato  dopo  da  un’infermiera  Alle  3.32  altra  telefonata,  sempre  dal  pronto  soccorso:  «Sua  moglie  è  stata  trasferita  nella  terapia  intensiva  cardiologica».  La  preoccupazione  diventa  rabbia  per  familiari  costretti  stare  casa  cui  l’ospedale  centellina  le  informazioni.  Il  Codacons  nell’esposto  chiede  «di  accertare  cosa  è  accaduto  quella  notte,  perché  è  assurdo  che  una  anziana  invalida  colpita  da  infarto  debba  aspettare  ben  sei  ore  prima  di  essere  visitata,  rimanga  poi  chiusa  da  sola  in  una  stanza  di  terapia  intensiva,  questo  solo  per  ritardi  con  cui  sarebbero  stati  eseguiti  gli  esami  clinici  sugli  enzimi  cardiaci  facendo  sì  che,  inevitabilmente,  un  quadro  clinico  già  grave  si  sia  potuto  tramutare  in  un  gravissimo  danno  alla  salute».  L’Azienda  ospedaliera  sul  punto  ha  spiegato  che  all’arrivo  in  pronto  soccorso  la  pensionata  non  aveva  sintomi  da  infarto.  «È  stata  comunque  sottoposta  consulenza  cardiologica  tutti  gli  esami  strumentali  diagnostici  previsti,  sia  dal  punto  di  vista  neurologico  sia  cardiovascolare  – è  stato  il  chiarimento  dell’Aoup  -. Dalla  consulenza  cardiologica  è  emersa  solo  la  necessità  di  controllare,  distanza,  gli  enzimi  cardiaci  quando  questi  esami,  distanza  di  tempo,  sono  risultati  alterati,  è  stata  ricoverata  nella  degenza  specialistica.  La  patologia  cardiologica  si  è  quindi  presentata  nel  corso  delle  ore  di  osservazione,  durante  le  quali  è  sempre  stata  monitorata  con  la  misurazione  dei  parametri  vitali  intervalli  regolari  non  ha  mai  presentato  sintomi  di  una  sindrome  coronarica  acuta  necessitante  di  interventi  di  immediata  rivascolarizzazione,  tanto  che  non  è  stata  sottoposta  trattamento emodinamico  ma  solo  farmacologico».  Questa  è  la  ricostruzione  sotto  il  profilo  sanitario.  Sulla  “ruvidità”  delle  comunicazioni  tra  familiari  e  personale  Aoup,  l’Azienda  ammette  che  «c’è  stata  qualche  criticità  e  di  questo  si  scusa  con  i  familiari».  — Pietro  Barghigiani 

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