ANSA/ Phishing: truffato ottiene risarcimento da Poste
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- Ansa
(di Stefano Rottigni) (ANSA) – MILANO, 07 NOV – Aveva cercato di prelevare del denaro da uno sportello Postamat ma, come purtroppo capita a molti, gli era stata negata l’autorizzazione: mancavano i fondi. Ivan D’Elia, milanese, non si è però perso d’animo e ha subito controllato il suo conto corrente scoprendo che, in tre volte, qualcuno aveva prelevato 1322 euro che erano poi finiti sulla carta Postepay di una perfetta sconosciuta. E’ alla caparbietà di D’Elia, che aveva presentato denuncia in questura e aveva chiesto lumi alle Poste italiane su che cosa poteva essere successo, che si deve una sorta di ‘rivoluzione’ copernicana in relazione alla responsabilità per il cosiddetto ‘phishing’, ovvero quella frode informatica grazie alla quale sono carpiti i dati personali per poi desertificare i conti correnti dei malcapitati. Il giudice di pace di Milano, Giovanni Pulci, ha infatti disposto in suo favore un risarcimento pari alla somma rubata, più le spese per la causa, da parte di Poste italiane. D’Elia aveva anche tentato una conciliazione con le Poste dopo che l’Ufficio gestione reclami aveva risposto a una sua raccomandata che ”può accadere che sia lo stesso cliente a digitare inconsapevolmente i suoi codici di accesso su un sito che apparentemente risulta essere quello del proprio istituto al quale si è collegato direttamente da un link ricevuto via mail. Può anche verificarsi che sul personal computer, non adeguatamente protetto, vengano installati, senza che l’utente ne abbia consapevolezza, programmi spia… Deve perciò essere cura di chi utilizza strumenti informatici adottare tutte le cautele necessarie per garantire la riservatezza dei propri dati”. Stessa tesi sostenuta da Poste italiane nel conseguente processo ma radicalmente smentita dal giudice, secondo il quale, sebbene D’Elia “non abbia provato, nemmeno a mezzi testi la diligente custodia dei codici d’accesso al proprio conto, risulta non contestato che i prelievi sono stati effettuati” dal truffatore. Non è stata provata ”la mancata diligenza nella custodia delle schede segrete personali”, e “i rischi relativi alla violazione del sistema di sicurezza adottato per il c.d. homebanking, devono rimanere a carico della parte che ha scelto il sistema e che, nella circostanza, è Poste Italiane spa”, ”non essendo stata provata, neppure, la negligenza” dell’utente. Per il presidente del Codacons, Marco Donzelli la sentenza è importante perché ”un giudice ha sentenziato che l’onere della prova è a carico del proprietario del sito” e “i rischi per la violazione di un sito, insomma, sono a carico di chi lo ha fatto e ha scelto il sistema di sicurezza”. (ANSA).
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