>>>ANSA/ Governo lavora a calo tasse.Dove si puo’ tagliare spesa
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fonte:
- Ansa
Fondi da spending a flessibilità.Cgia,esborso +46%. Allarme Iva
(ANSA) – ROMA, 27 AGO – Si’ al calo delle tasse ma deve essere ‘stabile’, quindi corrispondere ad un contemporaneo calo della spesa pubblica. Anche per mettere a punto un percorso ‘credibile’ per l’Europa e soprattutto per i contribuenti. La ricetta è sempre la stessa da anni ed ha attraversato i discorsi e gli impegni di tutti i ministri dell’Economia. Ieri l’ha ripetuta Pier Carlo Padoan spiegando che le tasse si taglieranno ma contestualmente alla spesa. E i capitoli nei quali andare a cercare risorse sono moltissimi: dalla sanità ai ministeri, dalla pubblica amministrazione alle partecipate, dagli sconti fiscali ai più volte ‘aggrediti’ costi della politica. Il tutto con un lavoro istruttorio già messo a punto dall’ex commissario alla Spending review, Carlo Cottarelli, ora a disposizione del nuovo commissario Yoram Gutgeld. Lì’obiettivo 2016, come noto, è recuperare dai tagli circa 10 miliardi. Cifra che Cottarelli ha detto essere ‘credibile’. Escluso al momento un intervento sulle pensioni (che anzi il Governo si impegna ad aumentare nel 2018 per i pensionati al minimo) i ‘capitoli’ in ballo sono sempre gli stessi. Si torna infatti a parlare di sanità. Con una ulteriore razionalizzazione della spesa si potrebbero recuperare dai 3 ai 5 miliardi senza – dice Cottarelli – intaccare i servizi. Ma è indubbio, e chiunque entri in un pronto soccorso ne può avere la prova, che i servizi attuali siano già ridotti al lumicino. Gutgeld tempo fa dava delle prime indicazioni: riequilibrare le gestioni ospedaliere in rosso innanzitutto. Ma di questo si dovrà parlare in Conferenza stato-Regioni. E, altro tema caldo, è quello di ‘risparmiare’ sulle forniture alla P.a. con il sistema semplificato delle centrali d’acquisto che dall’anno prossimo dovrebbero essere in tutto 35. “L’obiettivo – diceva Gutgeld – è che le centrali d’acquisto diventino specialiste di varie categorie garantendo non solo i migliori prezzi ma anche standardizzando ciò che si compra”. Il che, riportato ad esempio alla Sanità, vorrebbe dire arrivare ai famosi ‘costi standard’ del federalismo e far sì che, sempre ad esempio, una siringa comprata da un ospedale costi lo stesso in Calabria e in Lombardia. Altra voce da rivedere potrebbe essere quella degli ‘sconti’ fiscali alle imprese ma anche quella degli sconti fiscali ai cittadini. Le famose ‘tax expenditure’. Molti sarebbero infatti, ad esempio, quelli che denunciando un reddito inferiore al percepito si garantirebbero anche cospicui sconti fiscali. Resta poi sempre in ballo il discorso sulle partecipate pubbliche. Una vera ‘selva’ per la quale il premier, Matteo Renzi, ha già posto un obiettivo: portarle “da 8.000 a 1.000″. Ma la partita sulle società pubbliche è attualmente confluita nella più generale riorganizzazione della pubblica amministrazione. C’è poi l”angusto’ tema dei tagli agli enti locali: regioni e comuni dicono di aver “già dato” e minacciano (da anni) di dover necessariamente aumentare la pressione fiscale in presenza di nuovi tagli dallo Stato centrale. C’è quindi un continuo rimpallo su chi ha tagliato di più e chi ancora deve farlo. E proprio su questo si aprirà certo una trattativa alla ripresa dei lavori. Insomma moltissimi sono i dossier aperti e le possibilità di incidere sull’enorme spesa pubblica italiana. Ma per trovare risorse (l’impegno del governo è per 50 miliardi fino al 2018) la speranza è anche un’altra: che la crescita riparta e che l’Europa allenti un altro po’ i vincoli di bilancio per facilitare gli investimenti. La situazione va affrontata. Due dati su tutti: la Cgia spiega che le tasse sono aumentate perchè la spesa è ‘esplosa’. Tra il 2000 e il 2014 le entrate tributarie sono aumentate del 38,6%, mentre la spesa pubblica al netto degli interessi sul debito è salita del 46,5%. E il rischio è che la pressione salga ancora: un eventuale aumento dell’Iva e delle accise per effetto delle clausole di salvaguardia (che pesano per oltre 16 miliardi) – dicono Adusbef e Federconsumatori – vorrebbe dire un aumento di spesa per una famiglia media di poco meno di 1000 euro. Mentre il Codacons chiede che, oltre gli annunci, venga data “certezza sulle coperture”.(ANSA).
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