>>>ANSA/ Comunali: Antimafia controlla i candidati, anche a Roma
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- Ansa
(di Valentina Roncati) (ANSA) – ROMA, 13 APR – Una decina di comuni sotto osservazione e tra questi anche Roma: alla fine la mediazione, in Commissione Antimafia, tra chi non voleva si facesse un lavoro di controllo sulle candidature, in vista delle comunali del 5 giugno e sulla scorta di quanto l’Antimafia fece lo scorso anno per le Regionali, e chi voleva che questa valutazione fosse fatta, è stata trovata. La presidente Rosy Bindi è stata oggi incaricata dall’ufficio di presidenza di presentare una proposta che prenda in esame la situazione relativa ai Comuni sciolti per mafia, a quelli che negli ultimi 3 anni hanno avuto una commissione d’accesso e sono in amministrazione straordinaria o in amministrazione ordinaria (come Roma e Brescello), nonché quei Comuni che vanno al voto per pregresso scioglimento per mafia come Platì, dove non si è mai tornati a votare per mancata presentazione di liste. Si tratta di una decina di Comuni in tutto. Ma c’è di più: per ciascuno di questi comuni sarà fatta una relazione con una valutazione complessiva che vada anche oltre i requisiti previsti dal Codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione Antimafia. “Su queste realtà – ha spiegato Bindi – faremo una relazione che andrà oltre l’applicazione del Codice. Vogliamo acquisire informazioni che vadano oltre il semplice dato giudiziario legato al carico pendente dei reati”. Nella relazione presentata oggi all’Ufficio di presidenza, Bindi ha evidenziato l’impossibilità da parte della Commissione di fare un lavoro su tutte le liste delle amministrative, con 1.400 comuni che vanno al voto: si tratta di più di 150 mila candidati. “I tempi e gli strumenti che abbiamo a disposizione sono limitati e non ci consentono di fare questo lavoro e qualunque campionamento sarebbe stato arbitrario”, ha sottolineato la presidente. La quale ha evidenziato che “al di là degli strumenti che l’Antimafia possiede, le istituzioni del Paese non hanno gli strumenti anche solo per applicare la Severino: manca un casellario giudiziario dei carichi pendenti, manca una banca dati dei candidati, degli eletti e loro situazione giuridica. C’è poco tempo a disposizione per le commissioni elettorali per valutare le autocertificazioni dei candidati”. Di qui l’appello al Governo di “sanare alcune situazioni con un provvedimento urgente”: in particolare l’Antimafia chiede che le Commissioni elettorali, che oggi hanno 48 ore per valutare le candidature, abbiamo una settimana per farlo. Non è poi prevista presenza di un magistrato nelle Commissioni elettorali per gli enti locali: l’Antimafia la richiede, come chiede che i candidati presentino un certificato penale: la legge oggi prevede l’autocertificazione. “Chiediamo infine che non ci sia l’obbligo che il presidente di seggio sia del comune dove si tengano le elezioni e regole per l’incandidabilità più stringenti”, conclude Bindi. Soddisfatti Pd, SI, M5S ed An-Fdi: “Davanti all’oggettiva difficoltà di fare un lavoro su 150 mila candidature, la scelta della Commissione, di osservare i comuni a rischio, va nella giusta direzione”, evidenzia Francesco D’Uva, capogruppo Cinque Stelle in Antimafia. “Abbiamo contribuito a costruire una proposta che ha raccolto, su un terreno che si prestava a polemiche strumentali, il consenso di gran parte della Commissione Antimafia”, aggiunge Franco Mirabelli, capogruppo Pd. Soddisfatto anche Claudio Fava (SI) e Marcello Taglialatela (An-Fdi). Contraria Forza Italia. Intanto resta il 17 aprile, domenica prossima, la data per il referendum sulle trivellazioni, mentre a giugno si terranno le elezioni amministrative: il Tar del Lazio con due ordinanze ha respinto le richieste del Codacons e dei Radicali. Il Codacons ha annunciato appello al Consiglio di Stato. (ANSA).
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