Anas, il quadro impietoso: un italiano su tre non usa la cintura, due giovani su tre parlano al cellulare e il 50% non utilizza il seggiolino per i bimbi
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fonte:
- Gazzetta di Mantova
I dati della Ricerca sui comportamenti di guida degli automobilisti in Italia «sono purtroppo molto lontani dalla media registrata negli altri Paesi europei dove il 90% degli automobilisti indossa le cinture anteriori e ben il 71% dei passeggeri quelle posteriori».
Lo evidenzia l’Anas, in merito alla Ricerca Osservatorio Stili di Guida Utenti, commissionata da Anas e condotta dallo Studio Righetti e Monte Ingegneri e Architetti Associati con il contributo dell’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è stata presentata oggi nell’ambito del convegno “Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime” organizzato in occasione della giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada.
Dati allarmanti sugli incidenti
E sono allarmanti i dati relativi alla sicurezza stradale diffusi oggi dall’Anas, secondo cui un automobilista su 3 non utilizza la cintura di sicurezza, la metà dei bambini viaggia senza seggiolino e due giovani su 10 usano il cellulare alla guida. Lo afferma il Codacons, che attacca la mancanza di controlli sulle strade italiane. «Le trasgressioni al Codice della strada sono incentivate dall’assenza di controlli da parte delle forze dell’ordine – spiega il presidente Carlo Rienzi – Gli automobilisti continuano ad usare il telefonino alla guida o a non allacciare la cintura di sicurezza perché sanno di poterla fare franca e di non essere sanzionati per le violazioni commesse. E a nulla serve inasprire le sanzioni e introdurre misure più restrittive nel Codice della strada se poi non si è in grado di far rispettare le disposizioni e di sanzionare i trasgressori». «Ricordiamo – conclude Rienzi – che gli incidenti stradali hanno un costo sociale che ha raggiunto in Italia i 35 miliardi di euro all’anno, costo che potrebbe essere abbattuto incrementando i controlli lungo le strade e sanzionando con maggiore severità le violazioni del Codice della strada».
Lo studio di Anas
Lo studio ha analizzato alcuni tra i fattori psicologici che influiscono sulla mancata percezione del rischio alla base dei comportamenti all’origine degli incidenti stradali, distinguendo tra le violazioni deliberate al codice della strada e gli errori del conducente (es. sviste, manovre o valutazioni errate). Il comportamento in violazione non dipende infatti da un problema nel raccogliere o elaborare le informazioni necessarie per attuare il comportamento corretto, ma da una scelta influenzata da fattori psicologici, psicosociali e motivazionali. In particolare l’analisi ha richiamato questi fattori associandoli ai dati delle violazioni riscontrate. «Anas – scrive l’ente in una nota – in vista dello sfidante obiettivo di ridurre del 50% le vittime di incidenti stradali entro il 2030 è fortemente impegnata nell’implementare la sicurezza dei propri utenti agendo su più fronti contemporaneamente con un piano strategico». Primo tra tutti, l’aumento delle risorse da destinare alla manutenzione programmata: 15,9 miliardi (+44% rispetto alle precedenti annualità), per l’adeguamento e messa in sicurezza della rete anche attraverso pavimentazioni sempre più performanti. «Poi, il potenziamento dei settori Ricerca e sviluppo con il progetto Smart road, il progetto green lights per una illuminazione più efficiente e la realizzazione di barriere di sicurezza di ultima generazione. Infine la promozione e diffusione di una cultura della sicurezza stradale, muovendo dal dato che oltre il 93% degli incidenti deriva dal comportamento del guidatore».
La psicologia del traffico
«L’interesse di Anas per questa tematica ci ha consentito di realizzare una ricerca che, integrando metodologie quantitative e qualitative, ha preso in esame sia il livello dei comportamenti dei guidatori sia quello sottostante, dei processi psicologici alla luce dei quali è possibile spiegare tali comportamenti. I risultati della ricerca rispecchiano in modo interessante la letteratura sulla percezione del rischio stradale e sui comportamenti di guida rischiosi. Tanto le violazioni registrate, che i comportamenti che portano alla distrazione, causa frequente di incidenti, appaiono riconducibili ai medesimi bias cognitivi: il ruolo dell’abitudine e dei vantaggi percepiti ci permettono così di spiegare i comportamenti rischiosi emersi dalle osservazioni su strada. La conoscenza del collegamento tra tali fattori alla base del funzionamento mentale dei guidatori ed i comportamenti di rischio potrà essere di aiuto ad Anas nella progettazione di interventi sia infrastrutturali sia di formazione». Lo sottolinea Federica Biassoni, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Unità di ricerca di psicologia del traffico, che ha svolto l’analisi per Anas dei fattori alla base dei comportamenti alla guida, al convegno ”Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime” organizzato in occasione della giornata mondiale in ricordo delle vittime della strada. ‘«L’analisi della percezione del rischio è stata accompagnata anche da 17 interviste semi-strutturate a utenti delle tre differenti tipologie di strade e autostrade oggetto dell’indagine. L’obiettivo è stato quello di indagare le motivazioni percepite come sottostanti i propri comportamenti rischiosi e quelli posti in essere dagli altri utenti della strada. I primi riconducibili per lo più a stress, abitudine, mancanza di senso civico mentre i secondi ascrivibili a mancato uso degli indicatori di direzione, manovre di sorpasso a destra, sorpassi pericolosi, velocità rischiosa», continua Biassoni. «Invece in relazione alla percezione di sicurezza della strada, le dichiarazioni degli intervistati variano a seconda della tipologia di strada. L’82% del campione ritiene le strade sicure o non evidenzia una rilevante percezione del pericolo rispetto a tutte le tipologie di strade analizzate», conclude Biassoni.
Ma quali sono gli errori più frequenti e che, purtroppo, spesso possono costare la vita alle persone?
I seggiolini per i bambini e l’uso delle frecce
Secondo lo studio commissionato, infatti, il 49,47% degli automobilisti non utilizza i seggiolini per i bambini. Dallo studio è emerso anche che, per quanto riguarda gli indicatori luminosi – le frecce – il 55,63% non li accende per la manovra di sorpasso o rientro (76,46%), o per l’entrata (59,20%) o uscita (43,71%) da rampa.
Guida con il cellulare all’orecchio
Due giovani su dieci, poi, guidano utilizzando impropriamente il cellulare. A stabilirlo è sempre lo studio commissionato da Anas. Del resto non è infrequente imbattersi in chi, mentre è alla guida, o usa il cellulare per telefonare o per inviare messaggi.
L’uso della cintura
Altro aspetto che allontana gli italiani dalla media europea, è l’utilizzo delle cinture di sicurezza. Secondo lo studio, che ha analizzato i comportamenti di guida lungo tre differenti tipologie di strade e autostrade in gestione ad Anas (autostrada A90 Grande Raccordo Anulare di Roma, come strada extra – urbana principale la Ss 336 della Malpensa, e come strada extra-urbana secondaria la Ss 700 della Reggia di Caserta) di un campione di 6000 utenti, emerge come il 28,38% dei conducenti non allaccia le cinture, dato che si alza se riferito al passeggero anteriore (31,87%) e passeggero posteriore (80,12%). Insomma uno su tre non le utilizza. E si sa quanto l’uso della cintura possa proteggere da conseguenze gravi o mortali.
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