9 Febbraio 2010

Altri due morti per le valanghe

ROMA – La montagna uccide ancora. Mentre il Governo minaccia il carcere per chi provoca valanghe e multe per gli imprudenti, altri due nomi da ieri allungano il tragico elenco delle vittime della neve. Intanto la Forestale conferma: allarme anche per i prossimi giorni. Le due nuove vittime sono Rita Broggi, 49 anni, travolta domenica pomeriggio da una slavina sul monte Grona, a Plesio (Como) e Mirko Cesco, di 63, trovato privo di vita ieri mattina in Val Visdende (Belluno). La prima stava rientrando insieme al marito da una passeggiata con le ciaspole, quando è stata travolta e trascinata a valle per circa 300 metri da una valanga che si è staccata dalla Val Pessina, a circa 1.500 metri di quota. E’ deceduta nella tarda serata di domenica agli Ospedali riuniti di Bergamo. Il secondo, sci-alpinista di San Pietro di Cadore (Belluno), era scomparso domenica durante un’ escursione verso la forcella Dignas. Restano poi «estremamente gravi» le condizioni dell’ uomo di 45 anni di Bergamo rimasto sepolto da una slavina in Val Serina e ricoverato a Monza. Si sono invece salvati, e nessuno è rimasto ferito, i 5 turisti norvegesi travolti ieri pomeriggio da una slavina in Valchiavenna mentre sciavano in fuoripista incuranti di allarmi e divieti. Ha poi dell’ incredibile l’ avventura di uno svizzero di 21 anni che è riuscito a sopravvivere 17 ore sotto una valanga nel canton Vallese: tratto in salvo domenica, era cosciente e in stato di leggera ipotermia. Intanto si inasprisce la polemica sull’ emendamento del Governo al Decreto legge emergenze, in discussione al Senato, che prevede il carcere per chi provoca una valanga con vittime e 5mila euro di multa per chi mette a rischio la propria vita e quella degli altri ignorando (ad esempio con lo sci fuoripista) le indicazioni di pericolo del bollettino valanghe. Se il ministro del turismo Michela Brambilla auspica in tempi brevi l’ approvazione del giro di vite, tra i primi a bocciare il provvedimento c’ è l’ alpinista Reinhold Messner: «La minaccia di multe e carcere per chi provoca una valanga è una reazione isterica – dice – e con iniziative legislative di questo genere si uccide l’ alpinismo. Già oggi la legge è chiara per chi mette a rischio la salute e la vita di altre persone. Nessuna legge può invece vietare di rischiare la propria pelle in montagna, lontano dai centri abitati. Altrimenti non potremmo più salire sul Gran Sasso». Anche il presidente del gruppo Amici della montagna del Parlamento italiano, Erminio Quartiani (Pd), spera «che l’ emendamento risponda all’ iniziativa individuale di qualche sprovveduto». Il capogruppo dell’ Italia dei valori in Commissione giustizia al Senato, Luigi Li Gotti, accusa poi il Governo di speculare «anche sulle disgrazie». E l’ associazione consumatori Codacons parla di «un provvedimento ridicolo» perché «per chi provoca valanghe e morti esiste già il codice penale». Il pericolo non è comunque passato e resta alto su tutto l’ Arco alpino e sull’ Appennino Centrale, a causa del forte vento, dei brevi rialzi termici delle ultime ore e della formazione di strati di brina di profondità che rendono particolarmente instabile il manto nevoso. «Una miscela pericolosa – secondo il Corpo forestale dello Stato – che nei prossimi giorni potrebbe provocare il distacco di slavine anche in seguito al passaggio a piedi di un singolo escursionista». m. v.
 

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