21 Febbraio 2015

Alt ai medicinali di fascia C nella Gdo, ma in farmacia entrano le società di capitali

Alt ai medicinali di fascia C nella Gdo, ma in farmacia entrano le società di capitali

E alla fine la montagna partorì la tigre. Evitata in extremis la perdita dell’ esclusività della vendita dei farmaci C con ricetta a favore anche di parafarmacie e della Gdo, le farmacie private convenzionate col Ssn devono ora guardarsi da un nemico ben più insidioso: le società di capitali, che potranno fare shopping e acquistarle senza limite di licenze – che oggi è di 4 al massimo anche per i singoli – purché a dirigerle ci sia un farmacista. Pur senza aumentare il numero di farmacie, insomma, l’ Italia va verso modelli già diffusissimi in Europa. Con catene di vendita finale di farmaci dalla formidabile forza finanziaria che potranno fare incetta di farmacie in crisi al posto di chi voglia cedere il passo e fare subito cassa. Una chance che secondo il Governo permetterebbe economie di scala «tali da consentire l’ abbassamento dei costi per i consumatori». Quello sulle farmacie è stato tra i capitoli più caldi del Cdm sulla concorrenza di ieri, con due ministre contro – Federica Guidi pro liberalizzazioni e Beatrice Lorenzin su sponda opposta – e un testo d’ ingresso che confermava ancora i farmaci C con ricetta anche fuori farmacia e l’ improvviso ingresso delle società di capitali. La mediazione finale arriva dopo un lungo confronto in Consiglio dei ministri. Dove ciascuna delle parti ha ceduto qualcosa, anche se è chiaro che la partita sul Ddl (prevedibilmente lunga e complicata) si sposta in Parlamento. «Vittoria dei cittadini, una garanzia per la salute» ha twittato Lorenzin; «Non tocchiamo i farmaci, andiamo verso la modernità» la soddisfazione di Guidi. Di mezzo le categorie, con tutti i pro e i contro del caso. I genericisti contestano il passo indietro sull’ ingresso rapido dei loro prodotti sul mercato che non accorcia i brevetti. I farmacisti titolari di Federfarma che brindano amaro alla vittoria sulla conferma dell’ esclusività dei farmaci C e che ora temono gli effetti dell’ ingresso dei colossi mondiali (e non solo) della distribuzione, quelle merger che già «preoccupano» la categoria. Come preoccupano l’ Ordine dei farmacisti: «Si trasformano le farmacie in lavanderie. Di capitali», l’ accusa a Renzi. Masticano amaro la Gdo con le Coop e le parafarmacie: «Un’ occasione persa per i cittadini, avrebbero risparmiato. Premiato il capitale, non la professionalità». E il Codacons: «Un regalo alla casta dei farmacisti, un danno enorme per i cittadini». Il mercato in farmacia, secondo i dati di Ims Health, ha chiuso il 2014 con un fatturato totale di 24,8 miliardi (-0,3%), con la classe C con ricetta giù del 2% a quota 2,9 miliardi e +3% in libera vendita. Una chiusura flat che secondo il general manager Sergio Liberatore «ha una valenza positiva se confrontato con la situazione macroeconomica e con i risultati di altri settori». Va da sé che Credifarma, la società che fa credito alle farmacie (sono circa 4.500 le associate su oltre 16mila private) è in grave sofferenza e nel mirino per non essere in regola con Basilea 3. Il che significa una massa non piccola di farmacie che potrebbero presto finire sotto scacco. Non mancano i colossi in campo, come quelli che già hanno in gestione per 99 anni centinaia di farmacie comunali in tutta Italia su 1.600 totali. Gestiscono, non possiedono. Ma ora potrebbero gettarsi nell’ affare delle farmacie private, a partire dalla Celesio-Admenta ora sotto la statunitense McKesson. Ma nel mondo ci sono catene come quelle di Walmart o quella guidata dall’ italiano Stefano Pessina, mister mille miliardi, il terzo uomo più ricco d’ Italia secondo Forbes, fondatore di Alliance Boots, collegata al colosso Wallgreen. Compratori motivati non mancano insomma per le farmacie. © RIPRODUZIONE RISERVATA Roberto Turno.

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