Allo sciopero del 12 associazioni divise
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fonte:
- Il Messaggero
La Coalizione: tre
settimane di protesta
ROMA – Sul problema del carovita le associazioni dei consumatori tornano di nuovo all?attacco lanciando pesanti accuse alle amministrazioni locali, ma senza risparmiare l?Istat. «Il 18% dei comuni italiani – denunciano – non effettuano la rilevazione dei dati necessari all`Istat per l`andamento dell`inflazione. Così, l?Intesa dei consumatori, dopo aver verificato l?ipotesi relativa al reato di omissione di atti d`ufficio, ha presentato ieri una raffica di esposti presso le procure della Repubblica competenti. L?annuncio è stato dato dallo stesso presidente dell`Adusbef, Elio Lannutti, ricordando che «oltre 9 milioni di italiani restano fuori dalle rilevazioni dell`istituto di statistica».
Una tavola di accuse respinta puntualmente dall?Istituto di via Balbo che ha ricordato come «la mancata partecipazione di un certo numero di Comuni alla rilevazione sui prezzi non inficia la correttezza della misura dell`inflazione prodotta dall`Istat». Rispondendo indirettamente alle critiche mosse dall`Intesa dei Consumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) che ha ribadito ieri lo sciopero degli acquisti per giovedì 12 settembre (allo sciopero non aderiranno però le ottop asociazioni aderenti alla Coializione), l`Istat ha precisato che «è nota da tempo la percentuale dei capoluoghi di provincia che partecipano alla rilevazione dei prezzi». L`Istituto di via Balbo ha quindi rilevato che il numero dei capoluoghi di provincia che partecipano alla rilevazione sui prezzi al consumo «è un`informazione già nota e diffusa il 25 gennaio scorso in occasione dell`aggiornamento annuale del paniere e del sistema di ponderazione per il 2002. Essi sono 76 e rappresentano l`83,8% della popolazione residente. Anche l`elenco completo dei comuni capoluogo di provincia inclusi nella rilevazione e di quelli che non vi partecipano è noto. Le informazioni relative ai comuni partecipanti alla rilevazione – prosegue l`Istat – sono state ovviamente rese note ad Eurostat e agli altri organismi internazionali che hanno certificato la validità dell`indice.
Nelle loro critiche le associazioni dei consumatori avevano sostenuto infatti che sono 21 i capoluoghi di provincia che «almeno dal 1995 non effettuano la rilevazione dei prezzi al consumo, o la effettuano talmente male che risulta inutilizzabile». Secondo Carlo Rienzi, presidente del Codacons, «almeno dal`95 le rilevazioni dell`Istat sul caro vita sono quindi falsate». Sempre secondo le associazioni dei consumatori riunite nell`Intesa (Adoc, Adusbef, Codacons, Federconsumatori), «è complicatissimo calcolare ora l`eventuale variazione del tasso di inflazione se venissero inseriti i dati dei capoluoghi di provincia mancanti. Tuttavia, è verosimile ipotizzare una variazione in crescita tra lo 0,1% e lo 0,3%». Le stesse associazioni inoltre ribadiscono che, stando alle analisi effettuate presso i propri osservatori, il tasso di inflazione reale sopportato dalle famiglie si discosta nettamente da quello ufficiale rilevato dall`Istat e «supera abbondantemente il 3%» sottolinea Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori. La questione della correttezza e dell`attendibilità delle analisi che i Comuni devono effettuare per legge ogni mese è stata posta nell`incontro di venerdì scorso tra i consumatori e il presidente dell`Istat, Luigi Biggeri, il quale avrebbe risposto ai rappresentanti degli utenti in quella sede che avrebbe attuato una verifica.
I Comuni esclusi dal rilevamento dell`Istat sommano una popolazione di quasi 9 milioni e 300 mila cittadini, ma per la Sicilia la percentuale arriva al 33%. I Comuni sono i seguenti: Pavia, Vicenza, Gorizia, Imperia, Rieti, Frosinone, Caserta, Benevento, Avellino, Salerno, Taranto, Lecce, Matera, Catanzaro, Messina, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Nuoro.
Le associazioni aderenti alla Coalizione per i consumatori hanno deciso intanto di non aderire allo sciopero della spesa del 12 settembre indetto dall`Intesa dei consumatori. Tra i motivi, l`accordo Intesa-Confesercenti per calmierare i prezzi, la volontà di ribadire la propria autonomia politica, l`assenza di un confronto prima della proclamazione dello sciopero, il mancato accordo di tutti i consumatori e l`indeterminatezza della protesta.
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