Allarme arsenico, 64 Comuni del Lazio senz’ acqua
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fonte:
- Avvenire
ROMA. Tre giorni ancora e il Lazio, in particolare la Tuscia, si troverà ad affrontare una gravissima emergenza idrica. Dal primo gennaio, secondo i dati più aggiornati delle Asl, scatteranno le ordinanze di non potabilità dell’ acqua in 67 comuni, 35 dei quali in provincia di Viterbo, 23 di Roma e 9 di Latina. Resteranno così a secco circa 650mila persone, 150mila delle quali nella Tuscia, praticamente il 50% della popolazione del Viterbese. Arsenico e fluoruri fuori norma sono la causa dell’ allarme che rischia di coinvolgere un’ altra ventina di Comuni e 150mila abitanti. Così dal primo gennaio non solo non si potrà più bere l’ acqua del rubinetto, ma neppure cucinare o lavarsi i denti. Sebbene in proporzioni minori, il problema arsenico si registra anche in Lombardia (6 comuni, 24mila abitanti),Toscana (13 per 71mila abitanti) e in Trentino-Aldo Adige (3 per 27mila abitanti). Già ieri, il sindaco di Tarquinia ha emesso l’ ordinanza di non potabilità che interessa poco meno di 17mila residenti. Nei prossimi due giorni saranno emessi provvedimenti identici negli altri centri. L’ Unione Europea, dal 2001, ha concesso all’ Italia una serie di proroghe per far scendere al di sotto dei 10 microgrammi per litro l’ arsenico negli acquedotti. Dopo undici anni, nel Lazio e in poche altre zone d’ Italia, ha sottolineato il presidente di Legambiente, Lorenzo Parlati, nulla è cambiato e il tempo è trascorso «nella totale indecente inerzia della Regione». Contro l’ ignavia della Regione si scagliano ora anche i sindaci costretti a emettere le ordinanze quando invece dovrebbero provvedere a garantire almeno 6 litri di acqua potabile al giorno ai loro cittadini. Intanto hanno già comunicato alle prefetture e alle Asl di non avere nè i fondi nè i mezzi tecnici per mettere gli impianti a norma. In siffatta situazione, come segnalano i Medici per l’ ambiente, è probabile che le fasce più deboli della popolazione decidano di violare il divieto, con gravi rischi per la salute. Dal quadro desolante emerge anche qualche realtà virtuosa, come ad esempio il comune di Tarquinia, che ha stanziato 450mila euro dal proprio bilancio per allestire un dearsenificatore che entrerà in funzione a fine febbraio. La Regione ha recentemente stanziato 24 milioni per la Tuscia ma, anche in questo caso, come ha ammesso l’ assessore agli Enti locali, Giuseppe Cangemi, i lavori non saranno completati prima dell’ estate. Mentre scattano le ordinanze, il Codacons ha diffidato i sindaci dei comuni interessati «a bonificare le falde acquifere entro il 31 dicembre» e ha suggerito ai residenti «di chiedere con raccomandata l’ esatto valore quantitativo di arsenico presente nell’ acqua erogata nella propria zona. Inoltre tutti i titolari di utenze idriche «potranno agire con il Codacons al fine di ottenere il risarcimento dei danni». Firmata a Tarquinia la prima ordinanza che ne vieta l’ uso Le province più colpite sono Viterbo (35) e Roma (23)
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