4 Marzo 2019

Alla Consulta vorrei dire che nessuna donna sceglie di essere una prostituta

 

antonella boralevi La Consulta oggi decide sulla prostituzione. L’idea della Corte d’Appello di Bari è la seguente. La legge Merlin è vecchia di 61 anni. Il mondo è cambiato. Oggi esiste la “prostituzione professionale”. La legge del 1958 stabili-sce che è un reato “il reclutamento e il favoreggiamento della prostituzione volontariamente e consapevolmente esercitata”. Ma, dicono i Giudici di Bari, ciascuno fa quello che gli pare del suo corpo. In termini tecnici: “Il principio della libertà di autodeterminazione sessuale, qualificabile come diritto inviolabile della persona umana, potrebbe esprimersi anche nella scelta di offri-re prestazioni sessuali verso corrispettivo». E quindi «potendo la libera autodeterminazione sessuale essere considerata anche come una forma di estrinsecazione dell’iniziativa economica privata”, sarebbe violato an-che l’articolo 41 della Costituzione.

Come i Giudici di Bari, ragionano in molti. Anche donne (di solito per essere invitate nei talk show a fare la parte delle trasgressive). E io mi indigno. Mi arrabbio proprio. Perché questo ra-gionamento è una truffa intellettuale. Peggio: è una con-danna sociale, secondo me. Una condanna (sic) senza ap-pello. Nessuna donna, signori Giudici, vuole essere una prosti-tuta.

Perché la prostituzione non è una professione. È un’umiliazione: ed è l’umiliazione che spiega il successo storico consolidato della prostituzione. Qualunque uomo compra una donna e ne fa quello che gli pare. Molti per rendere il concetto meno fastidioso usano un’affascinante parola inglese, “escort”, ma è come truc-care i morti. Abbellisce ma non cambia il fatto. Lo rende sopportabile? Tutti o quasi ci siamo innamorati di “Pretty woman”. E forse non poche escort sognano Richard Gere con un mazzo di rose in mano sulla scala antincendio.

Io ho ben presenti tutte le testimonianze delle donne che sono state escort. E tutte raccontano la disperazione. Lo spiega bene l’inchiesta di Julie Bindel. La prostituzione da noi vale quasi 4 miliardi di euro, ha 90.000 operatrici , di cui una su 10 è minorenne. I clienti sono 3 milioni. Dati del Codacons del gennaio 2018. È una montagna di denaro fatta con il corpo delle donne. Credo che nel discorso sulle escort giochi la superiorità del maschio, introiettata dall’inconscio, talvolta anche femminile. L’idea che la donna subisce l’atto sessuale. Ma se si fa pagare, diventa lei la padrona.

Eccolo, l’imbroglio. Vendersi non è mai una scelta. Non è mai un atto di liber-tà. Vendersi è rinunciare alla tua dignità di persona. E mi indigna anche la solita battuta su “la prostituzione c’è sempre stata”. Anche l’omicidio, c’è sempre stato. Anche la povertà, c’è sempre stata. Ma noi ci intestar-diamo a ridurle. E non consentiamo il commercio di or-gani. Se per Legge, come in Norvegia,Svezia, Islanda, Irlanda del Nord, il cliente commettesse reato penale (complicità nello sfruttamento), tante schiave del sesso sarebbero salve.

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