21 Ottobre 2011

Aiazzone, 2 mila i creditori

Aiazzone, 2 mila i creditori
 

La pubblicità che ha convinto migliaia di compratori Due numeri che riflettono esplicitamente un quadro disastroso: 2.090 creditori e un passivo di 51 milioni di euro. Il caso Aiazzone è approdato ieri mattina al Tribunale fallimentare in tutta la sua gravità. Mobili fantasma mai consegnati. Dipendenti senza un stipendio. Migliaia di clienti con finanziamenti accesi e rate da pagare senza però aver mai ricevuto l’ arredamento. E ancora: sfratti esecutivi per rivendite e magazzini per i quali non è stato pagato l´affitto. Non a caso i numeri del gruppo Panmedia – società torinese proprietaria del marchio della catena di mobilifici Aiazzone – emersi nell’ udienza di ieri, di fronte al giudice fallimentare Vittoria Nosengo, sono a dir poco allarmanti. Dei 2.090 creditori che si sono iscritti al fallimento della società verranno privilegiati, nella restituzione di quanto dovuto, i 630 dipendenti e, a seguire, fornitori e artigiani che hanno lavorato per la società. Per ultimi resteranno i clienti. Quelli che hanno acquistato i mobili tramite una finanziaria, però, potranno rivalersi su quest’ ultima. È il caso del gruppo assistito dall’ avvocato Franco Iodice per ottenere indietro il denaro dalla finanziaria Fiditalia. Il fallimento di Panmedia è stato dichiarato dopo l’ avvio dell’ inchiesta giudiziaria che ha portato, nel marzo scorso, all’ arresto di Gian Mauro Borsano, ex presidente della squadra di calcio del Torino ed ex parlamentare socialista, del suo socio nella società «B&S», Renato Semeraro, e di Giuseppe Gallo, titolare di Panmedia che dalla B&S acquistò la catena Aiazzone, con i suoi 30 negozi (alcuni col marchio Emmelunga) in tutta Italia. Sono tutti accusati di bancarotta fraudolenta, distrazione documentale, sottrazione fraudolenta dal pagamento delle imposte e riciclaggio. L’ indagine è cominciata nel maggio 2010 in seguito a esposti di clienti del mobilificio che non avevano ricevuto i mobili acquistati e già pagati. Le prime querele per truffa arrivarono sulle scrivanie di Vincenzo Pacileo e Alberto Benso, segurono le indagini, poi culminate con gli arresti. Secondo la pubblica accusa, gli imprenditori arrestati avrebbero svuotato le società del gruppo che erano indebitate con il fisco mediante fittizie cessioni di immobili e di partecipazioni societarie, facendo confluire i debiti in alcune aziende e gli utili in nuove società costituite appositamente. Il problema dei creditori è stato seguito direttamente anche dalle associazioni dei consumatori Codacons e Movimento consumatori Torino. L’ udienza è stata rinviata al 27 gennaio per i creditori contestati dal curatore fallimentare in quanto avevavo acquistato i mobili non direttamente da Aiazzone ma da Emmelunga e «B&S».

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