Affitti raddoppiati dal 1999 ad oggi
Affitti raddoppiati dal 1999 ad oggi
Aumenti fino al 128% nelle grandi città. Sono 4,2 milioni le famiglie non proprietarie
Roma. Dal 1999 a oggi gli affitti sono raddoppiati, ma negli ultimi anni il numero delle famiglie italiane che vivono in affitto è leggermente diminuito. È la fotografia scattata dall`indagine “Il disagio di vivere in affitto“, realizzata da Censis, Sunia e Cgil su un campione di 5.000 famiglie non-proprietarie della casa in cui vivono. Una ricerca secondo cui i prezzi di mercato sono cresciuti in maniera “considerevole“ (+112%), soprattutto nelle grandi città. Le famiglie italiane che vivono in affitto, spiega il Censis, sono 4,180 milioni. Rispetto al 2004, quando rappresentavano il 20,3% del totale, la quota è scesa al 18,7%: una minoranza rispetto ai proprietari di case, ma “non ha vita facile, in particolare nelle grandi aree urbane“. In Europa, invece, la percentuale di famiglie in affitto supera anche il 40% e l`Italia occupa quindi la parte bassa della classifica. Per i prezzi di mercato, spiegano i ricercatori, se si considerano gli anni successivi alla riforma degli affitti (il periodo 1999-2006), c`è stato un incremento del 112%. Un “fenomeno generale“, che ha avuto punte più alte nelle grandi città, in particolare nel Centro Italia (per gli alti valori di Roma e Firenze). Nelle regioni centrali, infatti, i canoni hanno continuato a salire in misura più rilevante anche negli ultimi 4 anni, con un aumento complessivo del 128% nel periodo 1999-2006. Rispetto alle grandi città europee, poi, i prezzi di mercato in alcuni grandi comuni italiani del Centro-nord sono in linea, o addirittura superiori. Ad esempio, si pagano in media 1.600 euro al mese per 100 metri quadri nel centro di Roma e Milano, 2.200 euro a Parigi, 4.000 a Londra e solo 900 euro a Berlino. Il valore medio nazionale del canone pagato dalle famiglie, continua l`indagine, nel settore privato è di 440 euro al mese (la media del 2003, secondo una precedente ricerca del Sunia, era 387 euro). Questa è la media dei canoni già attivi, sottolinea il Censis, e non dei prezzi sul mercato di chi cerca oggi un alloggio. Per questi, infatti, ci sono “variazioni considerevoli sul territorio“: nel settore privato, i valori massimi sono al Centro (580 euro al mese), mentre quelli più bassi sono al Sud (376 euro). Nel Nordest, poi, il canone medio è di 454 euro, contro i 426 del Nordovest. Valori molto più alti, invece, nelle città con più di 250mila abitanti: 600 euro (+53% rispetto al valore medio dei centri più piccoli). Il “disagio di vivere in affitto“, conclude la ricerca, si misura anche in rapporto al reddito delle famiglie: il 76,4% rientra nella fascia di reddito sotto i 20mila euro, il 20% tra i 20mila e i 30mila euro, e solo il 3,5% dichiara di avere un reddito familiare superiore ai 30mila euro. Nelle grandi città invece, dove i canoni sono molto più alti, le fasce di reddito più basse sono più ampie: le famiglie in affitto con reddito sotto i 10mila euro sono il 24,5%, contro il 18,1% dei centri con meno di 250mila abitanti. E intanto il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, afferma: “La trovata dei contratti collettivi, invocata da Sunia e Codacons, è veramente il toccasana contro il caro-affitti“.
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