17 Agosto 2020

Adesso non si balla più chiuse tutte le discoteche e sulle mascherine arriva la nuova stretta

previsti indennizzi per i gestori, che però annunciano ricorso dispositivi di protezione dalle 18 alle 6 nei luoghi della movida caos rientri: solo in cinque aeroporti si effettuano i tamponi
È stata, quella di ieri, l’ ultima serata danzante dell’ estate: il Covid, tra le polemiche, ha spento le luci. Da oggi, dopo i balli e le feste nei locali all’ aperto di ieri sera, sono chiuse tutte le discoteche del Paese. L’ aumento preoccupante dei contagi, soprattutto tra quei giovani insofferenti alle restrizioni che considerano la movida un sorta di risarcimento dopo il lungo lockdown e l’ isolamento (5 ventenni gravi e età media dei positivi sempre più bassa), ha costretto il governo a intervenire e a non ammettere più deroghe regionali. Con uno strascico, com’ era prevedibile, di polemiche, ricorsi e denunce. Le immagini di ragazze e ragazze ammassati in discoteca o nei lidi per feste e falò, gli oltre 629 contagi di sabato e i 479 di ieri con 4 decessi (processando peraltro meno di 5 mila test in Lombardia), hanno rappresentato il punto di non ritorno. E così la riunione d’ urgenza convocata ieri con i governatori dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia e dal ministro della Salute Roberto Speranza ha partorito la sospensione da subito – e almeno fino al 7 settembre – delle attività di tutte le discoteche, sale da ballo e «locali assimilati» (lidi, stabilimenti, spiagge libere e attrezzate, alberghi) e l’ obbligo delle mascherine dalle 18 alle 6 anche all’ aperto nei luoghi dove non è possibile mantenere il distanziamento, «negli spazi di pertinenza dei luoghi e locali aperti al pubblico nonché negli spazi pubblici (piazze, slarghi, vie) ove per le caratteristiche fisiche sia più agevole il formarsi di assembramenti». Il divieto era già contenuto nel Dpcm del 7 agosto. Ma alla normativa nazionale le Regioni (in prevalenza contrarie alla chiusura) avevano risposto, appunto, con una deroga. Solo Calabria e Basilicata avevano chiuso fino al 16 agosto le discoteche, mentre in Veneto e in Emilia Romagna i governatori Luca Zaia e Stefano Bonaccini avevano disposto che si potesse ballare solo con la mascherina e con i locali a capienza dimezzata. Anche altre Regioni avevano ceduto via via alle istanze dei gestori dei locali che a luglio e in questi primi 15 giorni di agosto hanno cercato di riprendersi dopo il lungo lockdown con incassi incoraggianti: in Sardegna, Marche e Piemonte balli sì ma solo all’ aperto, in Puglia imposte mascherina e misurazione della temperatura all’ ingresso dei locali. «C’ è una ripresa dei casi significativa, anche alla luce dei contagi nel contesto europeo. Diamo un segnale al Paese che bisogna tenere alta l’ attenzione», ha detto Speranza. La folla della movida metteva a rischio anche la riapertura delle scuole. E proprio l’ ordinanza del ministro ha preso le mosse dagli appelli degli ultimi giorni del Comitato tecnico scientifico, preoccupato dinnanzi alla mancata percezione del pericolo da parte dei giovani. Rispetto ad una curva dei contagi in netto peggioramento (rilevati finora 925 focolai attivi in Italia, di cui 225 nuovi), incompatibile con la riapertura in sicurezza delle classi a settembre. Il coordinatore Agostino Miozzo del Cts l’ aveva detto a chiare lettere: «Se i contagi salissero, i lockdown sarebbero inevitabili». E anche il virologo Pierluigi Lopalco aveva segnalato la gravità del problema: «Penso che i casi di contagio registrati fra luglio e agosto» in Puglia, «rappresentino l’ innesco di una seconda ondata». Fino alle parole ieri dell’ assessore regionale alla Salute del Lazio, Alessio D’ Amato: «Siamo tornati ai livelli di maggio, se continua così si rischia di pregiudicare l’ apertura delle scuole in sicurezza». Tra i gestori delle discoteche e dei locali da ballo c’ è grande preoccupazione. Alla riunione Stato-Regioni ha partecipato ieri anche il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli che, nei giorni scorsi, aveva già incontrato i gestori dei locali. Il governo ha preparato un provvedimento di ristoro dei guadagni perduti: per il momento 100 milioni di euro. Ma per il Silb (sindacato italiano locali da ballo), che ha annunciato un ricorso al Tar contro l’ ordinanza, «sono a rischio 4 miliardi di euro», a tanto ammonterebbe il fatturato annuale di discoteche e luoghi da ballo in Italia. «Ad oggi solo il 10% dei circa 3.500 locali ha riaperto ed è questo che crea problemi? Da domani (oggi, ndr) si rischierà di più con l’ abusivismo», ha detto Gianni Indino, presidente del Silb Emilia-Romagna: «Dal governo finora non è arrivato un euro: ora chiederemo compensazioni, anche Iva al 4% e cass integrazione ai nostri lavoratori». Nel frattempo, il Codacons presenterà oggi a sua volta «una formale denuncia contro il governo e i presidenti delle Regioni per concorso in epidemia colposa e attentato alla salute pubblica» per la mancata chiusura delle discoteche, «in questo periodo in cui si stanno moltiplicando i contagi tra i giovani». «Chiudere ora le discoteche quando tra luglio e agosto sono state organizzate centinaia di serate in tutta Italia vuol dire chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati – ha precisato il presidente Carlo Rienzi -. Le immagini che ci regalano i social e i mass media sono quelle di piste da ballo sovraffollate, dove i giovani ballano attaccati uno all’ altro senza mascherine e senza il rispetto delle distanze minime. Una vergogna nazionale e un rischio immenso per la salute pubblica». Un terzo dei contagiati di ieri proviene dall’ estero (in Francia 3 mila casi). E si registrano, nondimeno, criticità negli aeroporti, nei quali l’ ultimo Dpcm ha previsto test e tamponi per chi è al rientro dai 4 Paesi ad alto rischio contagio, cioè Croazia, Grecia, Malta e Spagna, diventata la malata più grave d’ Europa e dove il premier Pedro Sanchez ha deciso di chiudere tutti i locali notturni con lo stop a mezzanotte per i bar. Cinque gli aeroporti italiani che hanno effettuato i test negli ultimi giorni: quelli di Fiumicino (previsti 2 mila arrivi, ieri lunghe attese; da oggi operativo anche lo scalo di Ciampino già attrezzato), Venezia, Verona, Pescara e Perugia. In Lombardia, invece, è ancora caos a Linate e Malpensa, dove fino a ieri non sono stati eseguiti i test, come del resto a Bergamo, Genova, Napoli, Bari e Brindisi (a Bologna sarà avviata una sperimentazione nei prossimi giorni). La direzione generale del Welfare in Lombardia è al lavoro, in contatto con il Ministero della Salute e con la Sea che gestisce i due aeroporti milanesi, affinché si possano allestire postazioni entro metà di questa settimana, coinvolgendo anche strutture ospedaliere per l’ esecuzione dei tamponi (chi arriva ad Orio al Serio potrà recarsi invece all’ ospedale di Seriate: lì i test vengono eseguiti senza prenotazioni).

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