Abusi edilizi a Santa Venera al Pozzo il gip ha chiesto indagini suppletive
- fonte:
- La Sicilia
Non ci sarà archiviazione e, anzi, la Procura di Catania dovrà svolgere “investigazioni suppletive” in merito ai presunti abusi edilizi realizzati nell’area archeologica di Santa Venera al Pozzo ipotizzati dal Codacons. Quest’ultimo, dopo aver a sua volta ricevuto segnalazioni da parte di privati cittadini, nel 2016 aveva provveduto a presentare un dettagliato espostodenuncia. Le segnalazioni avevano acceso i fari sui lavori compiuti nell’area archeologica, sottoposta a vincolo di inedificabilità assoluta; il Codacons, in base a quanto appreso dai cittadini, chiedeva quindi di verificare se fossero stati realizzati in difformità al progetto di recupero e di valorizzazione dell’area approvato dalla Sovrintendenza ai beni culturali. Per l’associazione che difende i consumatori – come sottolineato in una nota – «esisteva infatti il fondato sospetto di gravi irregolarità, che imponeva una verifica di compatibilità dell’intervento edilizio effettuato con le ragioni di tutela dell’area archeologica, nonché l’adempimento dell’obbligo di adeguata verifica da parte dell’amministrazione preposta alla tutela del vincolo». Nell’esposto sono state anche segnalate costruzioni abusive per le quali si chiedeva adeguata verifica. La novità è oggi rappresentata dalla decisione del Giudice per le indagini preliminari di Catania, dott. Carlo Cannella che, sciogliendo la riserva formulata nell’udienza del 10 giugno scorso, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura etnea, ed ha ordinato di svolgere le già citate investigazioni suppletive, «non ritenendo sufficienti le verifiche fin qui compiute, per accertare l’esistenza di edifici e manufatti abusivi all’interno dell’area archeologica sulla base di rilievi eseguiti dalla Pg, coadiuvata da personale tecnico qualificato conformemente a quanto richiesto dai carabinieri in esito alla delega di indagine». «Ciò, si spera – con-clude il Codacons – consentirà di accertare se l’intervento edilizio eseguito nell’area, sottoposta a vincolo archeologico, sia avvenuto in variazione essenziale, in totale difformità o in assenza del permesso». ANTONIO CARREC
- Sezioni:
- Rassegna Stampa
- Aree Tematiche:
- AMBIENTE