A’ jjennare non sule bbomme E «Lìbbera» ce tège de ròse
- fonte:
- Edicola del Sud
ANTONELLA SOCCIO L a presenza a Foggia della Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese in Prefettura stamani prima all’incontro con il capo della Polizia,i comandanti di Carabinieri e Guardia di Finanza,i vertici della locale Procura e della Dda di Bari e poi per la presentazione dell’associazione antiracket presieduta dall’imprenditore Alessandro Zito e intitolata ai fratelli Aurelio e Luigi Luciani, per concludere alla fine la sua visita con un appuntamento in Unifg al Dipartimento degli Studi Umanistici di Via Arpi, riaccende i riflettori nazionali sulla Quarta Mafia, dopo le varie bombe nel capoluogo e a San Severo e lo scioglimento del Comune di Foggia. In una provincia in cui anche le più grandi aziende nazionali, nei loro appalti pubblici, sono avvicinate dalle intimidazioni e dalle pretese delle batterie mafiose, il ritorno della Ministra qualifica l’azione dello Stato sul territorio. «Dopo il martirio dei fratelli Luciani, lo Stato ha fatto tanto, tantissimo, inviando qui figure altamente qualificate e competenti, dando così contezza della sua presenza in un territorio devastato dalle metastasi della criminalità- osserva l’ingegner Pippo Cavaliere, membro del Comitato di Solidarietà nazionale antiracket e antiusura-. Gli ottimi risultati raggiunti sono sotto gli occhi di tutti. Ma ora occorre dare un seguito affinché abbia un senso il prezioso ed egregio lavoro finora svolto: occorre una riforma strutturale che assicuri un’adeguata presenza degli uffici giudiziari; il territorio della provincia di Foggia è sin troppo esteso e contaminato, da poter essere servito da un unico tribunale». Gli anni pandemici e lo shock dello scioglimento hanno reso afone molte realtà,a cominciare dai partiti politici ancora scossi dai fatti dello scorso anno. È di qualche giorno fa la costituzione di un coordinamento di associazioni “per la Rinascita della città di Foggia”,a cui ha aderito finora il Codacons Fg città, l’ADCUA, Foggia Verde, Città come Casa, Gama Oncologica, alcuni Civ di Confcommercio, l’Afass e altri privati cittadini, come i medici Domenico Faleo e Celeste Ferrandino, il giornalista Nino Abate, l’avvocato Gianfranco Corsini e molti altri. Mobilità, illuminazione, videosorveglianza, controllo del territorio, igiene pubblica, periferie, centro storico, verde pubblico. Sono tanti i temi che il coordinamento intende affrontare per Foggia affinché ritorni ad essere «una città dove sia bello vivere e lavorare». Intanto anche Libera organizza per il prossimo 20 gennaio una assemblea sulla città dal titolo “Foggia ora tocca a noi”, nel corso della quale sarà presentato il numero speciale della rivista Lavialibera, “Foggia, microcosmo mafioso”. Secondo alcuni rumors questo incontro sarebbe il primo passo verso un movimento largo che potrebbe portare, quando si voterà per le amministrative, alla candidatura a sindaca di Daniela Marcone, attuale vicepresidente di Libera e referente nazionale per l’Area Memoria e Impegno. L’attivista, figlia del direttore dell’Ufficio del Registro Francesco Marcone ucciso dalla mafia il 31 marzo del 1995, ha sinora sempre declinato le tante offerte arrivatele dalla politica, ma forse, secondo molti, dopo i mesi di commissariamento, la città potrebbe aver bisogno di un profilo come il suo per tornare a vivere nella legalità. «Cosa desideriamo per la nostra città? Cosa siamo disposti a fare per cambiarla?- si chiedono gli organizzatori di Libera-I recenti attentati ci riportano a quanto accaduto tra il 2019 e il 2020 e si inseriscono in un contesto già reso preoccupante dallo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Proprio sullo scioglimento la comunità foggiana ha avuto pochi momenti di riflessione e di rielaborazione. Ci chiediamo quanto sia matura la consapevolezza delle opacità e delle collusioni che hanno condotto allo scioglimento. Nello stesso tempo ci chiediamo cosa ciascuno di noi possa fare per ricostruire una comunità aggredita dalla violenza mafiosa, per vigilare sull’amministrazione del bene comune e per esigere istituzioni in grado di essere un argine alla criminalità organizzata. Oggi più che mai in questa fase di transizione ci sono spiragli per invertire la rotta. È il momento di riprendere il percorso iniziato con le manifestazioni del 21 marzo 2018 e del 10 gennaio 2020 e di innescare un processo alla rovescia, che faccia abituare al bello, al funzionante, al pulito, al bene comune”.
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