Liberatore, lo scultore sfrattato dal Vaticano (che gli ha pure danneggiato le opere)
- fonte:
- Il Fatto Quotidiano
L a vicenda inizia nel 2019, quando i Pii Stabilimenti della Francia a Roma e a Loreto hanno dato avvio a un’opera di ristrutturazione di uno stabile in via del Vantaggio 7, dove dal 2009 sono esposte le opere dello scultore Bruno Liberatore, che – da affittuario – consegna le chiavi per i lavori senza entrare, anche causa sopravvenuto Covid. NEL CORSO DEI LAVORI, ben cinque grandi sculture realizzate da Liberatore subiscono ingenti danni, di cui ci si è accorti solo a lavori terminati.I danni si stimano superare il milione di euro. Perché hanno rovinato le matrici di gesso originarie, da cui poi si cola il bronzo e si crea l’opera d’arte. Nello stabile ci sono altre tre studi, tutti affittati alla famiglia Liberatore: uno (da 52 anni) allo scultore, uno alla moglie (fotografa, da 12 anni) e un altro alla figlia (stilista, sempre da 12 anni). Tutti con contratti 6+6, rinnovati senza problemi. Gli affitti in scadenza sono due: lo studio della moglie e quello espositivo.I contratti erano sempre stati rinnovati per una consuetudine. Adesso, dopo che Liberatore ha chiesto conto – numerose prima lettere e poi diffide all’ambasciata di Francia presso la Santa Sede o alla reggenza dei Pii Stabilimenti – questi contratti non sono stati più rinnovati ed è stato intimato lo sfratto. Dall’Ambasciata, le lettere spedite sono addirittura state rinviate al mittente senza essere aperte. Alle agenzie,i Pii Stabilimenti hanno così risposto: “Il danneggiamento delle opere citato nell’articolo, ove rispondente al vero, non è in alcun modo ascrivibile alla proprietà degli immobili, né in tal senso v’è prova alcuna”. E ha aggiunto di non essere “a conoscenza di alcun pregio – penalmente rilevante – delle opere citate nell’articolo”. Insomma, anche la beffa, se pensiamo che Liberatore è il primo italiano vivente ad aver esposto all’Hermitage di San Pietroburgo. “Giocano a scaricabarile con la ditta” dice lui. “È una ripicca”. La sua causa adesso l’ha presa in carico il Codacons, che ha inviato una lettera al Papa e un esposto alla Soprintendenza che ha 30 giorni per rispondere. Luogo di esposizioni, vernissage, presentazioni, insomma uno snodo culturale di Roma ben noto, da dove sono passati anche grandi artisti contemporanei, lo studio espositivo è uno spazio che ha una tradizione artistica: in passato era appartenuto a Jean Baptiste Wicar, al russo Ivanov e al pittore e scrittore Carlo Levi. Quando, presso la direzione dei Pii stabilimenti, Liberatore ha rivendicato questa tradizione, gli è stato risposto “E a-desso non sarà più così”.
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