22 Settembre 2005

12 anni, uccisa da un`operazione di appendicite

12 anni, uccisa da un`operazione di appendicite

Ancora un caso di malasanità in Sicilia: Miriam muore sotto i ferri per un intervento di routine








/ Barcellona Pozzo di Gotto (Me) MORTI IN CORSIA La sanità, che in Sicilia costa 9 milioni di euro, uccide invece di curare, fabbrica medici indagati e costringe ad ispezioni a ritmo continuo. Ora si allarma anche il ministro della Salute Francesco Storace: ieri sotto i ferri è morta Miriam Bucalo, aveva 12 anni e un fortissimo mal di pancia, i medici l`hanno visitata martedì rinviando l`intervento di appendicite, ma la ragazzina è deceduta in sala operatoria nell`ospedale “Cutroni-Zodda“ di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, dove, l`altro ieri è deceduto un suo coetaneo, Davide Campo, prima di essere operato anch`egli di appendicite, probabilmente a causa delle complicazioni conseguenti all`anestesia. È il terzo morto in una settimana in corsia, e in Sicilia il sistema sanitario appare in tilt: che cosa stia succedendo se lo chiede anche Storace che ieri sera ha telefonato all`assessore siciliano Giovanni Pistorio sollecitando una relazione dettagliata sui tre casi di morte in corsia. I genitori di Miriam, papà impiegato comunale, mamma casalinga, accusano i medici: “È entrata viva per un intervento che ci avevano detto di routine ed è uscita morta“. Dalle 17 di ieri pomeriggio il pm Olindo Canali interroga medici, infermieri familiari per ricostruire tutti i passaggi di quest`ennesima tragedia siciliana in sala operatoria e dalle indiscrezioni filtra il nome del primario, Giuseppe Idotta, indagato per omicidio colposo. Il clima è ormai di allarme generalizzato: il Codacons chiede la “chiusura immediata di tutti gli ospedali di Messina, almeno fino a che non saranno state accertate le cause dei due decessi a dir poco anomali“, la Cgil lancia accuse pesanti: “In Sicilia – dicono Renato Costa della Cgil medici e il segretario regionale Italo Tripi – non viene applicata la norma nazionale sull`accreditamento delle strutture, sulla verifica cioè della congruità in termini di attrezzature e personale“. Miriam era una ragazzina alle soglie dell`adolescenza, i suoi malesseri, iniziati domenica sera, erano stati scambiati all`inizio per dolori mestruali, poi, l`indomani, i genitori hanno deciso di portarla a Milazzo, a 15 chilometri. Qui i medici diagnosticano un`infiammazione all`appendice, ma nell`ospedale mamertino non c`è posto e così Miriam torna a Barcellona, all`ospedale Cutroni-Zodda. Martedì viene visitata e poi dimessa, ieri è tornata in corsia per l`intervento di “appendictomia laparoscopica“, un`operazione ormai di routine che dura 15 minuti. E qui, sotto i ferri, accade qualcosa di imprevisto. Di certo c`è che la ragazzina, torna in sala operatoria dopo esserne uscita, perché, probabilmente, le sue condizioni si aggravano. Pare che i medici, durante il primo intervento, si siano accorti della presenza di una grossa massa scura, rinviando ogni decisione. Ma Miriam si sarebbe improvvisamente aggravata così, dopo avere utilizzato la sonda meno invasiva, i medici impugnano il bisturi per riaprirla e scoprono, secondo alcune indiscrezioni, una forte emorragia in corso. Il resto è cronaca di una vana corsa contro il tempo che si ferma davanti alla linea ormai piatta dell`elettrocardiogramma. Entrata in sala operatoria alle 12, Miriam muore alle 15 e alle 17 il pm Olindo Canali si precipita in ospedale. Sequestra cartelle cliniche, e interroga fino a tarda sera tutti coloro che si sono occupati del ricovero Miriam. Intanto l`assessorato regionale alla Sanità ha annunciato che avvierà un`inchiesta. E la direzione generale dell`Asl 5 di Messina ha nominato una commissione interna “al fine di svolgere una accurata indagine ispettiva sui fatti accaduti e conseguentemente relazionare dettagliatamente su eventuali responsabilità“.

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